Calais (Francia) – Iniziato lo sgombero forzato della parte sud della cosiddetta “Jungle” di Calais, il campo profughi adibito a tendopoli più grande di Francia.
Impiegati nell’azione di sgombero della tendopoli centinaia di agenti delle forze dell’ordine e della Gendarmeria francese, che appena giunti sul posto hanno intimato a tutte le persone accampate nell’ala meridionale della tendopoli di abbandonare spontaneamente l’area e di collaborare con le autorità, garantendo il regolare adempimento dell’ordinanza di sgombero proposta dalla polizia e approvata dal tribunale amministrativo della regione del Nord-Pas-de-Calais, il cui capoluogo è la città di Lilla.
L’azione di sgombero della “Jungle de Calais” ha creato già da alcune settimane un clima di apprensione in tutta la Francia settentrionale, soprattutto perché il Presidente Francois Hollande, in qualche modo schieratosi a favore dell’ordinanza, ha fatto sapere alla comunità e alle organizzazioni non governative interessate al destino dei profughi sfrattati che il governo francese proporrà loro la possibilità di scegliere tra un alloggio all’interno di container riscaldati oppure all’interno di strutture di accoglienza disponibili a livello di posti letto.
Proprio intorno a questo punto, quello dei “posti letto”, ruota lo scetticismo delle Ong francesi, assai poco convinte delle promesse governative e della garanzia che ci possa essere posto per ciascuno dei profughi sfrattati dalla tendopoli di Calais.
Scetticismo e rabbia per lo sgombero della zona sud della “Jungle” si sono palesati fin dall’inizio delle attività, quando la Gendarmeria ha creato diversi cordoni di protezione per tutelare gli operai intenti a smantellare l’intera area.
I cordoni della polizia sono stati presi di mira dal lancio di sassi e da azioni di rappresaglia da parte di profughi ed attivisti “no-border”, azioni a cui la Gendarmeria ha risposto col lancio di lacrimogeni.
In questo momento, diverse decine di uomini risulterebbero coinvolte nello scontro con gli agenti di polizia, che si trovano a dover gestire non solo una situazione ad alta tensione, ma anche lo scoppio di alcuni piccoli incendi all’interno di tre tende, forse appiccati volontariamente dagli stessi manifestanti.