Genova – Anche il sindaco, gli assessori e i tecnici possono essere accusati del reato penale di omicidio stradale nel caso in cui una strada non correttamente mantenuta sia causa di un decesso.
A dirlo, aprendo la strada ad una vera e propria rivoluzione delle responsabilità, è una circolare del Ministero dell’Interno inviata in questi giorni a Prefetture e Questure d’Italia ma anche a tutti gli enti preposti a garantire la corretta fruibilità e manutenzione delle strade.
In pratica, la nuova legge introdotta il 25 marzo scorso, riconosce la responsabilità dei decessi per gli incidenti stradali, non solo a chi guida ubriaco o in condizioni tali da mettere a repentaglio la sicurezza altrui ma anche sindaci, assessori e tecnici comunali che non riparano le strade o le buche segnalate dai cittadini.
In caso di incidente mortale su una strada, quindi, ad essere chiamato in causa potrebbe essere il proprietario o chi doveva garantire la corretta manutenzione e non lo ha fatto.
Una buca, un dosso mal segnalato, l’asfalto consumato o sdrucciolevole potrebbero procurare ad un sindaco una condanna per omicidio stradale.
Per la prima volta, infatti, la legge introduce la responsabilità personale e non quella dell’ente. A pagare non sarà l’amministrazione pubblica dietro cui si sono nascosti in molti, ma direttamente il responsabile fisico del ruolo di comando.
A partire dall’ultimo dei tecnici sino al sindaco se era informato e non ha agito.
Resta da capire cosa avverrà se il Sindaco, l’assessore o il tecnico indagato risponderà che “non c’erano i soldi per la riparazione”.