Genova – Chi indossa il burqa non potrà più entrare nelle strutture sanitarie. Ad annunciarlo durante il Consiglio regionale è stata Sonia Viale, vice presidente della Regione Liguria ed assessore alla Sanità.
Secondo la Viale, questo tipo di decisione mira a lasciare libere le donne ed, ovviamente, ha anche un risvolto legato alla sicurezza.
Per Raffaella Paita, capogruppo Pd in Regione, non è così.
“La prima obiezione che mi sento di fare di fronte alle dichiarazioni dell’assessore Viale in merito al divieto del burqa negli ospedali – esordisce la Paita – è che tutti hanno diritto a essere curati, indipendentemente dalla religione che professano e da come si vestono. Se si vuole aprire una discussione sul burqa, iniziare dagli ospedali è la cosa più sbagliata che ci sia. Anzi, così si rischia di esasperare gli animi e creare tensioni.
Se il tema che intende sollevare la Giunta Toti, invece, è la sicurezza, e questo è un argomento serio, allora non si capisce perché voglia affrontarlo solo quando una donna ha bisogno di cure ospedaliere: non ha alcun senso. E poi parliamo di discriminazione: una questione che va senza dubbio affrontata e che riguarda anche le mutilazioni agli organi femminili o le vittime della tratta, un tema rispetto al quale la Giunta Toti si è distinta per essersi dimenticata di chiedere i fondi al governo. Gli stranieri in Italia sono 5 milioni, quasi il 10%. Molti sono musulmani. Una Regione seria affronterebbe queste vicende aprendo un dialogo con queste comunità, utilizzando mediatori culturali e stimolando una riflessione con la parte più moderata e avanzata. Infine una domanda: se si presenta al pronto soccorso una donna in pericolo con indosso il burqa, cosa fa il medico, le dice di andare a curasi altrove?