Barcellona – E’ stato presentato a Barcellona lo studio PURE (Prospective Urban Rural Epidemiology), guidato dall’Università di Hamilton, in Ontario, e i risultati sono stati pubblicati su Lancet. Oggetto della ricerca è stata la presunta correlazione tra il consumo di grassi e il rischio di mortalità: dopo gli innumerevoli studi sulla sana alimentazione, i risultati di questo ultimo lavoro spezzerebbero una lancia in favore dei grassi, saturi e insaturi, che sarebbero correlati ad un minore rischio di mortalità se consumati in maniera regolare. Lo studio è stato condotto su un campione di 154 mila persone tra i 35 e i 70 anni, in 18 diversi paesi dei cinque continenti, con redditi differenti.
, una ricercatrice del Population Health Research Institute della McMaster University,che ha partecipato al progetto, ha affermato: “Limitare l’assunzione di grassi non migliora la salute delle persone, che invece potrebbero trarre benefici se venisse ridotto l’apporto dei carboidrati al di sotto del 60 per cento dell’energia totale, e aumentando l’assunzione di grassi totali fino al 35 per cento”.
Le abitudini alimentari del campione preso in esame hanno riportato che gli individui della classe con alto consumo di carboidrati avevano un rischio di mortalità maggiore rispetto a quelli con alti consumi di grassi, e ogni tipo di grasso era associato a una riduzione del rischio di mortalità: meno 14 per cento per i grassi saturi, meno 19 per cento per i grassi monoinsaturi, meno 29 per cento per quelli polinsaturi.
Alla luce di quanto emerso, sembrerebbe dunque che le linee guida tradizionali abbiano bisogno di essere riviste. Come ha affermato il Dott. Alberto Zambon, associato di Medicina all’Università di Padova: “Anche se negli ultimi venti anni tutti gli studi hanno dimostrato che quando si tratta di fattori di rischio degli eventi cardiovascolari, la parte del leone è svolta dalla correzione dei lipidi, è ragionevole pensare che il consumo di carboidrati possa essere limato al ribasso, anche se l’impatto sui fattori di rischio è minore e richiede più tempo. L’importanteè fare attenzione alla qualità dei grassi: sappiamo che quelli da privilegiare sono i mononsaturi (l’olio di oliva, per esempio) e alcuni polinsaturi (gli Omega 3 nel pesce o nella frutta secca). In sostanza quelli che sono alla base della dieta mediterranea“.