San Francisco – Brutte notizie per gli utenti di Uber, l’azienda americana di trasporto automobilistico che mette in contatto autisti e passeggeri in tutto il mondo. Sembra infatti che la società abbia nascosto di aver subito il furto dei dati di 57 milioni di utenti nell’anno 2016, e che abbia pagato un riscatto di oltre centomila dollari per fare in modo che gli hacker eliminassero i dati sottratti. A rivelarlo è Bloomberg, l’agenzia americana che ha scoperto che oltre a nomi, indirizzi email e numeri di telefono, sono stati sottratti anche i numeri di patente di circa 600 mila autisti americani. Sarebbero in salvo i dati delle carte di credito e i numeri della sicurezza sociale, ovvero l’equivalente del codice fiscale negli Stati Uniti.
L’amministratore delegato di Uber, Dara Khosrowshahi, in carica da pochi mesi, si è pubblicamente esposta per dichiarare l’accaduto a nome dell’azienda: “Non ci sono scuse, non sarebbe dovuto succedere. Stiamo monitorando gli account interessati e li abbiamo segnalati per una ulteriore protezione. In ogni caso fino a ora non ci sono state violazioni e non è stato fatto un uso improprio dei dati trafugati. Anche se non posso cancellare il passato, posso dire a nome di ogni dipendente Uber che impareremo dai nostri errori“.
In seguito alla diffusione della notizia Joe Sullivan, il capo della sicurezza di Uber, è stato licenziato, e con lui uno dei suoi vice. Uber non è nuova a questo genere di violazioni: a gennaio dello scorso anno la compagnia aveva preso una multa da 20 mila dollari per non aver rivelato di essere stata vittima di un altro attacco da parte di hacker, anche se di portata molto minore.