Genova – Due brutte notizie per la città alle prese con l’emergenza del crollo di ponte Morandi che ha causato la morte di 43 persone, lasciato senza casa centinaia di genovesi e diviso la città in tre diverse zone mal collegate tra loro. Questa mattina, nel corso della prima udienza dell’incidente probatorio, magistrati e periti hanno chiarito che saranno necessari almeno 60 giorni per completare le perizie e le analisi dei materiali sequestrati dopo il crollo e che, prima di dicembre, non potranno essere dissequestrate le aree e, di conseguenza, non potranno iniziare i lavori per la demolizione e la successiva ricostruzione del nuovo ponte.
Una vera e propria “doccia fredda” per gli sfollati, che potrebbero essere costretti ad aspettare ancora due mesi prima di poter tornare nelle loro abitazioni ma anche per l’intera città che si risveglia con promesse che non possono essere mantenute come quella di “far presto” per la ricostruzione.
Nel pomeriggio la seconda brutta notizia arriva direttamente da Roma e riguarda la “copertura” economica del Decreto Genova. Il provvedimento non è ancora pronto e inoltre la Ragioneria di Stato, che si occupa di verificare che i provvedimenti allo studio siano adeguatamente finanziabili, punta i piedi e lancia l’allarme chiedendo chiarimenti alla politica.
In pratica mancherebbero tra i 120 e i 130 milioni di euro. Somme non certo impossibili da reperire ma che, al momento, non sarebbero nella disponibilità e dunque il decreto sarebbe privo della necessaria copertura finanziaria.
Cosa significhi per la città di Genova questa duplice pessima notizia è facilmente immaginabile. Slittano i tempi per la ricostruzione del ponte e si complica l’iter per l’approvazione del Decreto che, tra le altre cose, dovrebbe portare il nome del Commissario straordinario che avrà bisogni di ambientarsi e di prendere contatto con il territorio prima di poter iniziare a lavorare. Tempo che la città di Genova potrebbe non avere.