Non tutti sanno che, a Genova, non esiste solo la colonna infame di piazza Vachero, vicino a via del Campo, ma ne esiste una anche nella zona di Nervi e più precisamente nel greto del torrente Nervi, laddove forma i famosi “laghetti”.
Se della prima sappiamo tutto, ovvero che venne eretta nel 1628 nel punto esatto dove c’era la casa di Giulio Cesare Vachero, avventuriero genovese giustiziato per il tradimento nella congiura contro la repubblica di Genova a favore dei Savoia, della seconda sappiamo molto meno e la memoria dei fatti che racconta si stanno sbiadendo con la memoria di chi li ricorda.
La colonna infame di Nervi si trova in via Molinetti di Nervi, sulle alture dell’omonimo quartiere del levante genovese. Qui, in una piccola e splendida valle che risale verso i monti circostanti, un tempo c’erano molti mulini per la macina del grano e la produzione di farine.
E proprio una vicenda legata ad un mulino sembra essere all’origine della realizzazione della colonna infame di Nervi.
La struttura, alta ben nove metri ed eretta in un punto ben visibile del torrente, è stata fatta costruire da tal Bacicotto Cevasco a fine Ottocento, probabilmente nel 1896.
L’uomo era proprietario di uno dei mulini operanti nella zona ed era infuriato contro il consiglio comunale che gli avrebbe negato la possibilità di usare l’acqua del torrente per alimentare la macina.
A quei tempi, infatti, i mulini erano spinti dall’acqua dei rivi che facevano girare grosse pale che trasmettevano il movimento alle macine.
L’acqua era quindi un bene indispensabile e “togliere l’acqua” al mulino significava ovviamente il disastro.
Bacicotto Cevasco, ottenuta giustizia, decise di costruire a sue spese una colonna infame ben visibile a chiunque salisse lungo la strada, a imperitura memoria di quanto avvenuto.
Oggi le circostanze della vicenda sono sbiadite nel tempo ma resta la colonna e parte delle iscrizioni che vi si trovano incise:
“Oh triumviro maledetto / che formato avei progetto / di rovina e distruzione / or rimasto sei coglione / e per questo il sol risplende / verità ben si comprende”
Nella parte superiore sono anche ritratti i volti di alcuni personaggi, nella forma della caricatura, molto probabilmente i volti dei responsabili della vicenda e l’oggetto della furia di Bacicotto Cevasco.
Al di sopra dei volti una mano che scaglia fulmini e che rappresenta la “maledizione”.
Sulla colonna si leggono anche le iniziali di alcune persone che risultano “condannate alle pene eterne” e che corrispondono con quelle di alcuni componenti del consiglio comunale in carica nel 1896.
Quello della “colonna infame” di Nervi è uno dei rarissimi esempi di vendetta del cittadino contro la pubblica amministrazione colpevole di qualche errore o peggio e in molti si domandano come mai non venga conservata con maggior cura ed è invece abbandonata al degrado. Una sorta di “damnatio” che potrebbe rivelare una curiosa volontà di nascondere i fatti e la forza di Bacicotto Cevasco che osò sfidare il potere.