Genova – Un vero e proprio colpo di scena o un uso sapiente delle tattiche processuali ha aperto questa mattina la nuova udienza preliminare del processo per il disastro del crollo del Ponte Morandi e la morte di 43 persone innocenti.
Gli avvocati delle aziende coinvolte delle indagini e nelle prime fasi processuali che precedono il rito vero e proprio, hanno chiesto al giudice per l’udienza preliminare Paola Faggioni di essere esclusi dal processo perché non avrebbero partecipato all’incidente probatorio con una “limitazione” del diritto alla difesa.
Il giudice deciderà nel pomeriggio ma la scelta condizionerà con tutta probabilità lo svolgimento delle prossime udienze poichè, se la richiesta verrà respinta, gli avvocati potrebbero scegliere di presentare un ulteriore ricorso che rallenterebbe ancora il processo che già si preannuncia lungissimo.
Il giudice Faggioni è quindi chiamata a prendere una decisione su un tema delicatissimo poiché l’esclusione delle azienda dal processo impedirebbe una richiesta di risarcimento civile da parte di tutte le parti in causa. A pagare, insomma, sarebbero solo i singoli imputati e per il limite delle loro proprietà e averi.
Di parere diverso gli avvocati che seguono le parti lese, secondo i quali le aziende avrebbero partecipato all’incidente probatorio ma nel ruolo di imputati.
Un procedimento che, come previsto, si gioca sul filo del rasoio e che potrebbe dilatarsi all’inverosimile se ogni passaggio dovesse trasformarsi in una serie di rinvii tecnici.
Già al momento, con un rito avviato a tre anni dal crollo, i familiari delle vittime e le associazioni che tutelano i danneggiati, temono il pericolo di una serie di “prescrizioni” che potrebbero mettere la parola fine al disastro, senza che sia stato individuato (e punito) un responsabile.