Genova – Ha scelto di non rispondere alle domande del giudice Alberto Scagni, il 42enne accusato di aver ucciso la sorella, Alice Scagni, con 17 coltellate. L’uomo è stato interrogato in carcere ma ha preferito non rispondere ai quesiti posti per ricostruire quanto avvenuto domenica scorsa quando avrebbe accoltellato a morte la sorella dopo una lite per questioni economiche.
Emerge infatti che la famiglia dell’uomo, alle prese con le crescenti difficoltà psicologiche, avrebbe deciso di passargli somme di denaro limitate al semplice fare la spesa di tutti i giorni forse nel tentativo di non finanziare altri “eccessi”. Una decisione che potrebbe aver definitivamente rotto il rapporto tra l’uomo, disoccupato da tempo ed in attesa di un incontro con un medico per una valutazione psichiatrica, e il resto della famiglia.
Dalle indagini emergerebbe che Alberto Scagni potrebbe aver atteso per ore il rientro della sorella a casa e si sarebbe presentato sotto la sua abitazione armato di un coltello nascosto in una busta di plastica. Dopo poche parole la avrebbe colpita ripetutamente senza lasciarle scampo.
Le indagini si estendono ora anche al ruolo delle istituzioni nella vicenda dopo le denunce della madre dei due ragazzi che accusa senza mezzi termini di “mancato intervento” medici, servizi sociali e forze dell’ordine.
In particolare verrà valutato il comportamento di chi, informato sull’aggravarsi della situazione psicologica dell’uomo, non sarebbe intervenuto tempestivamente secondo quanto denunciato dalla madre.
Il “baratro” dove il giovane era caduto, infatti, era profondo e sarebbe stato raggiunto in un arco temporale piuttosto ampio nel corso del quale si sarebbe potuto, secondo le accuse, evitare il peggio.
I molti episodi che sarebbero stati denunciati, infatti, dovevano far scattare controlli e protezioni per le persone che poi hanno pagato anche con la vita questa supposta omissione.