Genova – Addio a Piero Fiorio, l’architetto che ha firmato – tra gli altri – il progetto del “palazzo dei televisori” di corso Italia, l’edificio dalle curiose forme squadrate che sorge al civico 46, e che attira l’attenzione dei passanti.
L’architetto Piero Fiorio, classe 1932, ha lasciato un segno indelebile nella sequenza di abitazioni stravaganti ma di sicuro impatto che si trovano sul lungomare più conosciuto e visitato della città e che, tra il 1971 e il 1974, quando fu costruito, sollevò non poche polemiche in una città dove ha trionfato la fantasia e l’estro di Coppedè ma che ancora oggi è molto refrattaria alle novità.
La stessa definizione di “palazzo dei cubi” o “palazzo dei televisori”, la dice lunga sui sentimenti che hanno accompagnato la costruzione dell’edificio che, oggi, però, cattura l’attenzione dei turisti non meno delle ville liberty che si affacciano sul mare.
Un progetto descritto molto bene dall’architetto Jacopo Baccani sul suo sito
Il palazzo dei televisori sorge come “operazione immobiliare” degli eredi della famiglia Inga, distillatori siracusani trasferiti a Serravalle Scrivia e che nel 1924 fecero costruire una villa nelle vicinanze del Lido di Albaro.
Dopo circa cinquant’anni l’edificio venne distrutto per dar vita al progetto firmato da Piero Fiorio che, come scrive l’architetto Baccani: “concepì qualcosa che ancor oggi riesce a destare stupore persino in un pubblico tendenzialmente passatista come quello genovese: il cosiddetto palazzo dei televisori, capace tanto di fare propri i traguardi del design contemporaneo, dalle librerie di Von Bohr per Kartell alle radio di Zanuso e Sapper per Brionvega, quanto di rielaborare in chiave moderna il cliché del villino marino della Belle Époque, tutto loggette, terrazze e bow-windows”.
(immagine del palazzo dei televisori tratta dal sito JB-Rama Jacopo Baccani)