La Spezia – Quattro persone sono state arrestate a seguito delle indagini sul ritrovamento di un cadavere in un bosco di Monte Parodi, alle spalle di La Spezia. Secondo le indagini, infatti, i quattro avrebbero fatto a pezzi nel bosco il corpo di un corriere della droga morto a seguito dell’esplosione di uno degli ovuli contenenti cocaina che aveva ingerito.
I fermati sono tutti cittadini sudamericani identificati grazie alle indagini della Questura e del Comando dei Carabinieri della Spezia.
Gli arrestati sono accusati di importazione, detenzione e spaccio di ingenti quantitativi di cocaina e di vilipendio e occultamento di cadavere.
A trovare il cadavere era stato un escursionista che aveva chiamato inorridito le forze dell’ordine. Grazie ai rilievi e alle indagini successive si scoprì che il corpo apparteneva ad un corriere della droga morto per uno degli incidenti più pericolosi per chi fa questo tipo di attività: uno degli ovuli contenenti la droga si è rotto nel tratto digerente e l’uomo è morto tra atroci sofferenze per overdose.
I complici, per non perdere la droga, hanno trasportato il cadavere nel bosco e lo hanno fatto a pezzi per recuperare il resto degli ovuli.
La ricostruzione dei fatti: Era il 17 febbraio 2022 quando un escursionista, che stava passeggiando su un sentiero in località Carpena di Marinasco – attratto dal comportamento anomalo dei propri cani e dal loro inusitato latrato – rinveniva le ossa di un bacino ed altri presumibili resti umani, allertando immediatamente le forze dell’ordine.
Sul posto si recava personale della Squadra Volante che, riscontrata la veridicità della segnalazione ed effettuati i primi accertamenti, richiedeva l’intervento della Polizia Scientifica e della Squadra Mobile, che assumeva la direzione delle indagini.
Durante il sopralluogo – eseguito alla presenza del magistrato di turno, Sost. Procuratore della Repubblica dott.ssa Maria Pia SIMONETTI e del medico legale dott.ssa Susanna GAMBA – veniva acclarato trattarsi effettivamente di resti umani, verosimilmente di una persona anziana, che venivano recuperati in vista del successivo esame autoptico.
A seguito di una serie di sopralluoghi nella zona, piuttosto ampia ed impervia – effettuati in più riprese dagli uomini della Polizia di Stato anche con la collaborazione di militari dell’Arma dei Carabinieri – venivano rinvenuti altri resti umani appartenenti alla medesima persona, nonché tre ovuli contenenti sostanza stupefacente del tipo cocaina.
Le indagini venivano indirizzate su un traffico internazionale di sostanze stupefacenti gestito in questa città: in particolare veniva da subito ipotizzato che il corpo rinvenuto potesse essere quello di un “corriere ovulatore”, verosimilmente sudamericano, deceduto a causa di complicanze insorte durante il trasporto di un importante quantitativo di cocaina confezionata in ovuli, ovvero durante la loro evacuazione.
L’esito degli esami di laboratorio esperiti sui resti risultava coerente con questa ipotesi investigativa, acclarando il fatto che il cadavere del corriere presentava chiari segni di intossicazione da stupefacenti compatibili con la rottura di un ovulo, nonché tracce di un’operazione chirurgica artigianale, evidentemente effettuata post-mortem da ignoti nell’evidente intento di recuperare il prezioso carico di stupefacente che l’uomo stava trasportando prima di morire.
Tre ovuli contenenti cocaina pura, tuttavia, sfuggivano alle difficoltose operazioni di recupero e restavano nei pressi del luogo di occultamento del cadavere dove venivano rinvenuti e sequestrati.
Le risultanze dell’esame autoptico e le articolate attività investigative immediatamente intraprese, pur permettendo di giungere alla verosimile ricostruzione dei fatti, non consentivano tuttavia di attribuire un nome al corriere deceduto, considerate le cattive condizioni di conservazione dei resti rinvenuti, la conseguente impossibilità di estrapolare le impronte digitali, l’assenza del DNA dell’uomo nelle banche dati ed il fatto che nessuno – come prevedibile – avesse mai denunciato la scomparsa o reclamato la restituzione di quel che resta della salma.
Una svolta alle indagini si realizzava grazie ad una preziosa notizia appresa da personale del Nucleo Investigativo dell’Arma dei Carabinieri nel corso di un’altra attività investigativa – poi sviluppata congiuntamente con personale della Squadra Mobile – che attribuiva l’organizzazione del trasporto della partita di cocaina finito in tragedia ad un trentasettenne cittadino dominicano, da tempo residente alla Spezia e già gravato da precedenti di Polizia anche specifici in materia di sostanze stupefacenti.
Secondo la notizia il trentasettenne – con la complicità di altri complici sudamericani – dopo aver organizzato l’importazione internazionale della droga, a causa dell’improvviso decesso del corriere all’interno di un affittacamere del centro cittadino, ne aveva abbandonato i resti nel bosco di Carpena, previo recupero del prezioso carico dal corpo.
Sulla base di siffatta notizia, viste le convergenze, veniva imboccata una concreta pista investigativa sviluppata in sinergia fra gli uomini della Questura e del Comando Provinciale Carabinieri sotto il coordinamento della Procura, dapprima corroborata obiettivamente dalle risultanze dell’analisi dei tabulati telefonici del sospettato e di altri soggetti che ruotavano intorno a lui e, successivamente, riscontrata grazie ad una mirata attività investigativa e di intercettazione.
L’attività tecnica, unitamente ai tradizionali servizi di appostamento e pedinamento, ha permesso di raccogliere gravi indizi di colpevolezza, oltre che sul conto del predetto individuo, anche nei confronti di altri due sudamericani (un ventisettenne ed un ventinovenne) assieme ai quali, nel mese di dicembre 2021, l’uomo aveva organizzato l’importazione sul territorio nazionale di una partita di cocaina in ovuli del peso di oltre 1 Kg.
A seguito di complicanze insorte durante le fasi finali del trasporto, il “corriere” sarebbe effettivamente deceduto all’interno di un affittacamere ed il relativo carico di stupefacente recuperato previa resezione del cadavere, poi abbandonato nella zona boschiva situata sulle prime alture della città dove è rimasto esposto alle offese del tempo e degli animali selvatici.
Le operazioni di intercettazione sul conto del complice trentenne hanno altresì permesso di accertare che lo stesso, che svolge un’attività lavorativa lecita – effettuando la consegna di pacchi per conto di una nota società di trasporti – oltre ad essere coinvolto nel traffico internazionale di stupefacenti gestiva anche un’intensa attività di spaccio di cocaina “al minuto”, sostanzialmente a domicilio, utilizzando per la consegna delle dosi di droga furgoni della ditta presso la quale era impiegato.
Gli incontri finalizzati allo spaccio, tutti con clienti fidelizzati, avvenivano in centro città tra una consegna e l’altra di merce lecita, in modo da rendere più difficoltosa la scoperta della parallela attività illecita.
L’attività di spaccio al minuto veniva documentata non solo attraverso la registrazione degli ordinativi di droga – effettuati per lo più al telefono ricorrendo all’impiego di un linguaggio criptico e a metafore – ma anche mediante riscontri obiettivi eseguiti su alcuni dei clienti più assidui, nei confronti dei quali, a seguito di articolati servizi di appostamento, gli uomini della Squadra Mobile e del Nucleo Investigativo, simulando controlli di routine, sequestravano varie dosi di cocaina.
Ricostruendo la fitta rete di rapporti dei personaggi maggiormente coinvolti nella vicenda del corriere deceduto, sono emerse responsabilità anche nei confronti di altri tre cittadini sudamericani, estranei alla vicenda legata al decesso del corriere ovulatore, ma ritenuti a loro volta coinvolti in un traffico illecito di sostanze stupefacenti: si tratta di un cinquantenne cittadino dominicano residente alla Spezia ed un trentaduenne colombiano residente a Carrara (MS), entrambi tratti in arresto, e di una ventiseienne cittadina dominicana, residenti alla Spezia, denunciata in stato di libertà.
Nei confronti dei predetti indagati vengono contestati episodi di detenzione, cessione e trasporto di partite di cocaina – di piccole e medie dimensioni – la cui destinazione finale era lo spaccio.
Nel corso delle perquisizioni eseguite nelle prime ore del mattino, sono stati rinvenuti e sequestrati i telefoni cellulari degli indagati, utili ai fini della ricostruzione dei fatti inerenti la vicenda del corriere deceduto.
All’interno dell’abitazione del cinquantenne dominicano, inoltre, sono stati rinvenuti circa 60 grammi di cocaina, un bilancino di precisione ed altro materiale atto al confezionamento di sostanze stupefacenti.
La perquisizione a carico del colombiano residente a Carrara (MS) permetteva il sequestro di 36 grammi di hashish e un bilancino di precisione, materiale atto al confezionamento di droga, nonché una scatola di proiettili calibro 22 detenuta illegalmente.
Al termine delle operazioni – durante le quali non è stato rintracciato il trentasettenne dominicano organizzatore dell’importazione risultata fatale e per il quale sono in corso approfondite ricerche in ambito internazionale – sono stati inoltre sottoposti a sequestro l’affittacamere al cui interno è verosimilmente deceduto il corriere “ovulatore” e i due furgoni sui quali potrebbe essere stato trasportato il corpo: in merito verranno svolti approfonditi accertamenti dai Gabinetti Provinciale e Regionale di Polizia Scientifica di Genova.
La raccolta degli importanti elementi probatori che hanno portato alla risoluzione del macabro caso è stata possibile grazie ad una perfetta ed incondizionata sinergia investigativa tra il personale del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale Carabinieri della Spezia e della Squadra Mobile della Questura spezzina, che per mesi hanno incessantemente lavorato fianco a fianco in stretto coordinamento operativo.
L’attività investigativa, coordinata dalla Procura della Repubblica della Spezia, è tuttora nella fase delle indagini preliminari e tutto il materiale probatorio raccolto nonché la posizione di ciascun indagato sottoposto a misura cautelare sarà vagliata dal Giudice per le Indagini Preliminari, per una puntuale verifica, analisi e valutazione delle condotte illecite oggetto di contestazione.