Genova – Il conto alla rovescia per l’arrivo di Luca Delfino alla Rems di Villa Caterina è iniziato e cresce la protesta, a Pra’ per una convivenza che si preannuncia difficile. Ieri sera oltre un centinaio di persone ha protestato in piazza, davanti ai cancelli della struttura di recupero psichiatrico, per chiedere che Delfino venga destinato ad una situazione più sicura, per lui e per i cittadini che hanno paura sapendo che un assassino in grado di massacrare l’ex fidanzata per strada, con decine di coltellate, potrebbe evadere in qualunque momento come hanno ben dimostrato le numerose fughe documentate, l’ultima solo pochi giorni fa.
Vivono nel terrore le famiglie che abitano a pochi metri dalla struttura, inaugurata nel 2016 e “tollerata” solo perché venne presentata come “temporanea” dall’allora assessore alla Sanità della Regione Liguria, Sonia Viale (Lega) e che hanno annunciato una dura battaglia contro il provvedimento che prevede che una persona condannata per omicidio, con pericolosità sociale e con il coinvolgimento (e l’uscita) da almeno altre due indagini per la morte di altre persone, possa dimorare per anni in una struttura con enormi problemi di sicurezza.
Luca Delfino, a Prà, arriverà a giorni. A fine mese, forse già oggi, termina infatti il periodo di reclusione e il killer di Antonella Multari, uccisa con decine di coltellate per strada, arriverà nella struttura per seguire cure mediche riabilitative per “curare” la sua pericolosità sociale.
Ogni altra ipotesi è stata scartata poiché la Legge prevede che il paziente possa scegliere la struttura in base alla vicinanza con i familiari che sono ovviamente parte integrante della terapia riabilitativa. Il padre di Delfino vive in Valpolcevera e l’unica altra struttura in Liguria si trova a Calice in Cornoviglio, nello spezzino e comunque ospita già altre persone “problematiche” e non potrebbe accogliere Delfino.
Da cambiare, dunque, è la stessa normativa che prevede la presenza di una struttura tanto delicata vicino ad abitazioni abitate da famiglie con bambini e in un contesto certamente non classificabile come “di massima sicurezza”.
“Contestiamo alla struttura le continue fughe di “ospiti” – spiegano le famiglie che protestano per l’arrivo di Delfino – ritenuti socialmente pericolosi (una fuga solo poco giorni fa) che ogni uno di noi potrebbe incontrare senza neanche rendersene conto”.
Ma la protesta riguarda anche ciò che avviene all’interno della Rems e negli spazi esterni con “continue grida, parolacce e bestemmie” e con continui contatti tra i pazienti e le famiglie che vivono vicino.
“Appena usciamo – spiegano le famiglie – parlano con noi, ci insultano e ci minacciano e siamo costretti a tenere chiusi i nostri figli in casa per la paura di ciò che potrebbero sentire o vedere visto che la struttura è circondata solo da una rete metallica.
Le proteste proseguiranno nei prossimi giorni ed il tam tam dell’arrivo di Delfino sta creando molto allarme e paura nella zona della Rems ma anche nel resto del quartiere dove si teme una fuga e la possibilità che possa esserci il coinvolgimento di qualcuno che cammina tranquillamente per strada.