Genova – Sono già passati 13 anni ma il ricordo del naufragio della Costa Concordia è ancora ben chiaro nella memoria collettiva, con il disastro dell’enorme nave da crociera che si inclina su un lato dopo aver colpito uno scoglio per una manovra sbagliata e 32 persone muoiono tragicamente, intrappolate nel relitto che fortunatamente non affonda.
Erano le 21,45 del 13 gennaio 2012 quando la nave lancia la richiesta di aiuto ma la tragedia inizia ben prima, con il celebre e tristemente famoso “inchino” davanti all’isola de Giglio, una pratica oggi vietatissima che consiste nell’avvicinarsi quanto più possibile ad una località per salutare una persona “importante” cui rendere omaggio.
La Costa Concordia, sotto la guida del comandante Francesco Schettino, sbaglia la manovra e colpisce gli scogli e lo squarcio nella fiancata le fa imbarcare acqua sino a causare l’inclinazione che permette il parziale allagamento dello scafo.
Solo la fortuna ed una manovra disperata evita che la nave affondi in acque profonde, particolare che, secondo gli esperti, avrebbe causato una tragedia di ben altro livello.
Per giorni le Tv di tutto il mondo trasmettono prima le operazioni di salvataggio dei passeggeri e poi il relitto della nave, appoggiata su un fianco vicino ad una scogliera.
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