Genova – Il candidato sindaco che si è “rotto le zappe” ritira la sua candidatura. Marco Loconte non parteciperà alla corsa per la carica di primo cittadino a Genova.
“Questa campagna elettorale è durata un mese – spiega Loconte – Ma è da anni che parlo di cibo come atto politico, come Bene Comune. Ne parlo con la zappa in mano, con le mani nella terra, con chi ogni giorno coltiva, cucina, mangia, vive. Perché il cibo non è solo agricoltura: è lavoro, salute, comunità, memoria, territorio, libertà”.
“In questa campagna – spiega ancora Loconte – ho proposto a tutti i candidati di firmare il “Manifesto del Cibo dei Genovesi”. Un patto concreto che parla di accesso alla terra, mense locali, educazione alimentare, biodiversità, acqua pubblica, difesa delle semenze contadine.
Solo una candidata ha scelto di firmarlo: Antonella Marras, candidata di Sinistra Alternativa. Gli altri – Salis, Piciocchi, Crucioli – hanno preferito ignorare o non rispondere.
È un dato politico. E ogni scelta parla.
Non mi ritiro perché mi sento solo. Mi ritiro perché non lo sono. Ho trovato in Antonella Marras una persona con cui posso condividere ciò che per me è centrale: il cibo come Bene Comune. Ed è da qui che nasce una possibilità di unione, non di divisione.
Non cerco poltrone, né accordi. Mi interessa che Genova torni a parlare del necessario, dell’essenziale, del vivo. Mi interessa che torni a guardare alla terra, ai mercati, alle scuole, ai piatti vuoti, ai semi dimenticati; mi interessa che riconosca nel cibo il primo atto di democrazia.
Lunedì 28 aprile, alle 17:30, parteciperò all’assemblea pubblica organizzata da Sinistra Alternativa presso la sala CAP in via Albertazzi 3r. In quell’occasione consegnerò pubblicamente il “Manifesto del Cibo dei Genovesi” ad Antonella Marras, unica firmataria tra i candidati rimasti in corsa per la carica di Sindaco.
In quella seduta, chiederò ai presenti cosa pensano di un mio possibile appoggio esterno alla sua candidatura.
Poi tornerò alle mie fasce, al mio lavoro quotidiano, ma con un impegno in più: continuare a far conoscere il Manifesto del Cibo dei Genovesi a tutti i cittadini, perché non resti un documento di campagna, ma diventi una base concreta per costruire futuro, nelle case, nelle scuole, nei mercati e nei quartieri. Con la zappa in mano, con la voce libera, e con la terra come maestra.
Il contadino genovese, però, non si arrende e precisa che “si è rotto le zappe, ma continuerà ad usarle coltivando il Bene comune per il futuro di Genova”