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Ex Ilva, torna la tensione e la protesta, probabile nuovo corteo con blocchi

cornigliano blocco ex ilva
Aggiornamento delle 7,30: Strada G. Rossa: al momento aperta direzione levante da piazza Savio prosegue chiusura per i veicoli provenienti dal casello Ge Aeroporto. Per la direzione ponente chiusa uscita su piazza Savio, aperta in direzione casello Ge Aeroporto
Genova – Hanno trascorso la notte nei presidi davanti alle ex Acciaierie Ilva di Cornigliano i lavoratori che ieri hanno paralizzato la città con cortei e blocchi del traffico che oggi potrebbero decidere di replicare per chiedere risposte dal Governo centrale sulla produzione dell’acciaio in Italia e sul futuro di impianti che hanno bisogno di investimenti o di un acquirente credibile e che voglia davvero rilanciare il settore.
Torna a crescere la tensione nei presidi dei lavoratori dell’ex Ilva, mobilitati in tutta Italia per difendere i posti di lavoro e una produzione definita “strategica” dal Governo.
Questa mattina è prevista una nuova assemblea dei lavoratori davanti ai cancelli e poi, molto probabile, la decisione di tornare a bloccare le strade e ad attraversare la città con un corteo che potrebbe tornare a bloccare l’aeroporto, le ferrovie e l’autostrada.
Blocchi che causerebbero nuovamente la paralisi della città, come avvenuto ieri, ma anche la divisione della Liguria, sotto l’aspetto dei collegamenti, in due parti ben distinte e isolate.
Ieri la manifestazione ha bloccato in successione, la viabilità cittadina da e per il ponente, poi l’aeroporto Cristoforo Colombo e infine l’autostrada A10 Genova – Ventimiglia con un corteo che ha percorso il tratto autostradale che va da Genova Aeroporto allo svincolo con la A7 Genova – Milano che è stata “risparmiata” ma che potrebbe essere uno degli “obiettivi” di oggi.
I lavoratori hanno deciso per la protesta ad oltranza dopo la riunione a Roma del 28 novembre scorso e nella quale non sono arrivate le risposte che erano attese.
Resta sul tavolo il programma che prevede la riduzione della produzione di banda zincata per gli impianti di Genova – con trasferimento di quota di produzione ad altro stabilimento di Novi Ligure, la riduzione a 585 lavoratori più 70 destinati alla Formazione per aggiornamento professionale e per imparare l’uso di tecnologie più moderne (il forno elettrico?).
La proposta del Governo non piace a sindacati e lavoratori che temono che il trasferimento di quote di produzione diventi stabile come la riduzione del personale operativo.
In corso anche le trattative di Regione e Comune con il Governo centrale con spiragli e aperture annunciate ma che scontrano con il rischio che interventi dello Stato vengano criticati o addirittura contastati dall’Unione Europea che potrebbe interpretarli come “aiuti di Stato”.
Un panorama confuso che non aiuta a distendere gli animi e acuisce invece le perplessità e le preoccupazioni dei lavoratori.

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