Il fantasma di un uomo, avvolto in una cappa di seta rossa, che si aggira per i vicoli di San Donato lamentandosi per la sua triste sorte. E’ quanto raccontano alcuni residenti della zona di San Donato, nella parte antica della città di Genova.
Per chi crede a queste storie ricche di fantasia ma anche di ricordi della storia che fu, si tratterebbe del fantasma di Stefano Raggi, nobile genovese dal carattere focoso e facile all’ira, che visse nella Genova del 1600.
Proprio per questo carattere burbero ma fiero fu spesso richiamato o arrestato dalle autorità per i suoi atteggiamenti violenti e per le sue malversazioni.
Si dice addirittura che una volta, dopo essersi aggirato per Genova armato fino ai denti, si sia difeso a colpi di archibugio dalla torre di San Donato proprio per poter sfuggire all’ennesimo mandato d’arresto, emesso dal Doge.
E proprio la più alta carica della Repubblica di Genova, convinto che Raggi stesse progettando un colpo di stato, mise al bando suo figlio, suscitando una tale esasperazione e rabbia nell’uomo da convincerlo a suicidarsi.
Per morire, Stefano Raggi scelse un modo davvero terribile e dovendo restare chiuso in carcere si fece portare un piccolo stiletto nascosto in un crocifisso di legno e si pugnalò a morte proprio all’altezza del cuore.
La morte di Stefano Raggi non placò l’ira del Doge che, nel 1650, mise al bando tutti i familiari di Stefano Raggi e fece radere al suolo le abitazioni della famiglia, che sorgevano nelle vicinanze della chiesa di San Donato.
Per ricordare la presunta infamia della famiglia Raggi, venne anche issata una colonna detta appunto “infame” che ricordasse a tutti l’atto di tradimento verso la città di Genova. Era questa la più alta e terribile condanna per un cittadino della Repubblica.
Oggi si racconta che, d’autunno, quando il buio si fa spazio molto prima sugli angoli di San Donato, un fantasma vestito di seta rossa si aggiri per la chiesa e per le strade vicine, lamentandosi a gran voce della sua tragica fine e della sua memoria dannata.