Ranch del Far West
Ranch del Far West

Tra i tanti liguri che partirono per l’America per far fortuna, si racconta la storia di Alessandro Repetto, nato a Ghiriverto di Cascine di Priosa d’Aveto nel 1808. L’uomo, partito certo senza grandi capitali, divenne proprietario di un Ranch da 60mila dollari e avviò un ricco commercio di lana dalla California.
Alcune notizie non confermate dicono che abbia studiato medicina e in seguito servito nell’esercito piemontese come medico chirurgo. Negli anni successivi sembra fosse entrato in seminario e nel 1848, emigrasse negli Stati Uniti, ma dal kronicon del 1897 della Parrocchia di Cascine di Priosa viene invece detto che egli era fuggito in America per sottrarsi al servizio militare.
Giunto proprio nel momento della corsa all’oro, egli si trasferì subito in California. Dopo anni di duro lavoro in miniera, nel 1866 riuscì a comprarsi un ranch di 5000 acri nei pressi di Alhambra (Los Angeles), al costo 5000 dollari. Un vero e proprio “affare” visto che vent’anni dopo, alla sua morte, il ranch fu venduto per 60.000 dollari.
Alcune notizie dicono che lo stesso anno egli si sposò con Cruy Alvitri-Serrendell, donna californiana di vecchia famiglia ispanica, che gli diede un figlio chiamato Timoteo, mentre altre fonti non confermate, raccontano di un matrimonio con una donna indiana. In ogni caso, si racconta che per festeggiare la nascita del figlio, Alessandro fece una grande festa e la sera, nel congedare gli amici, consigliò loro di viaggiare con attenzione, poiché lungo la strada era facile imbattersi nei banditi.
Quella volta andò tutto bene, ma quasi fosse stato un segno del destino, nel 1874 i banditi si fecero vivi davvero.
In quegli anni spadroneggiava da quelle parti il bandito Tiburcio Vasquez, forse il più famoso mai esistito in California, che nella primavera di quell’anno era venuto a sapere che Repetto aveva venduto un grosso quantitativo di lana. Il 16 aprile 1874 i banditi si presentarono da lui come pastori alla ricerca di un cavallo che si era perso, ma dopo alcuni preliminari, estrassero le pistole e intimarono a Repetto di consegnare 800 dollari. Terrorizzato, egli disse che in quel momento ne aveva solo ottanta, ma il diniego fece andare su tutte le furie il bandito, che legatolo a un albero, lo costrinse a firmare un assegno di 800 dollari e mandare il nipote di tredici anni a prelevare i soldi. Arrivato alla banca Temple & Workman di Los Angeles, il ragazzo si presentò agli sportelli per l’incasso, ma notando il suo nervosismo, l’impiegato s’insospettì e quando ebbe consegnato il denaro, avvisò lo sceriffo Billy Rowland. Bisogna dire che Vasquez era sfuggito alla cattura già varie volte e su di lui pendeva una grossa taglia per omicidi e furti vari. Col dente avvelenato, per essere già stato beffato dal bandito, Rowland raccolse i suoi uomini e si mise sulle sue tracce, ma arrivato al ranch di Repetto, i malviventi si erano già dileguati. Questa rapina diventò comunque famosa per essere stata l’ultima di Vasquez, poiché per alcune sue ingenuità e altre coincidenze fortuite, il 14 maggio venne catturato. Sulla sua testa pendeva una taglia di 6000 dollari. Si racconta che Tiburcio Vasquez fosse anche conosciuto come il “bandito gentiluomo”, poiché secondo alcuni, la sua attività di fuorilegge era legata alla liberazione della California dagli yankee. Egli fu impiccato il 19 marzo 1875 e su di lui furono scritti diversi libri e girati alcuni film.
Nel 1885, giusto dieci anni dopo questo fatto, Alessandro Repetto morì. I suoi beni dovevano essere ereditati dalla moglie e dal figlio, ma dalla val d’Aveto giunse improvvisamente il fratello Antonio, che in qualche modo riuscì a manipolare il testamento e diventare proprietario della tenuta. L’anno dopo Antonio Repetto vendette il ranch a Harry Newmark e altri soci, per 60.000 dollari.
In una biografia di Los Angeles, lo stesso Newmark descrive i fatti come segue:
“…..Nel 1886 comprammo il ranch di Repetto in circostanze di tale interesse che è bene parlare del proprietario ed i suoi annessi. Alessandro Repetto era un italiano di tali grandi dimensioni che quando era in piedi era costretto a spostare il peso del suo corpo da una gamba all’altra. Egli era taccagno all’estremo, ma ciò era compensato dalla sua onestà e dalla sua rettitudine. Egli era pure lungi da essere pulito e ricordo il modo in cui mi dette ospitalità quando visitai il suo ranch per comprare della lana. Egli prese del vino mediocre e prima di servirlo pulì i bicchieri con le sue grosse dita. Egli viveva nel suo ranch e quando lo colse il suo ultimo malanno prese una camera al New Arlington Hotel, ma dopo alcuni giorni morì.
Una volta finiti i funerali, feci un telegramma al fratello di Repetto che viveva sulle montagne presso Genova, il cui indirizzo ebbi dal console Castruccio. In realtà Repetto odiava suo fratello e di conseguenza non era molto desideroso di tramandargli tutta la sua proprietà.
Al momento giusto, il fratello si presentò come amico intimo di un certo Scotti. Trovai una persona gobba, rozza e ignorante, un individuo che probabilmente non aveva mai posseduto una moneta da dieci dollari o il suo equivalente nell’intera vita. Egli portava delle scarpe che sembravano consumate da un elefante, una giacca di velluto e un cappello malconcio e pieno di sporcizia.
Alessandro Repetto aveva vissuto con una donna indiana dalla quale ebbe un figlio il cui legale di Los Angeles dichiarò che l’erede era lui e non il fratello; inoltre Repetto aveva lasciato al ragazzo alcune proprietà in San Gabriel. Stephen M. White era il legale della tenuta, ma quando la causa iniziò, Scotti consigliò il fratello di Repetto a prendere altri avvocati. All’udienza apparsero due uomini chiamati Robarts e Jim Howard, dicendo di essere stati ingaggiati da Antonio Repetto e per questa estorsione, si fecero pagare 175 dollari, di cui venticinque furono dati alla moglie.
Un giorno fra Natale e Capodanno, sentii bussare alla porta, era lo sceriffo con l’interessante novità che Antonio Repetto era stato arrestato e mi chiedeva di pagare la cauzione per farlo uscire. Seppi in seguito che Robarts e Howard si presentarono da lui con una fattura di 3500 dollari per il loro servizio e non essendo stati pagati chiesero l’incarcerazione dello straniero. Dopo un incontro e molte difficoltà, l’avvocato White chiese di ridurre l’importo e la fattura che pagammo diventò di 3000 dollari.
Al momento i problemi di Antonio Repetto sembrarono finiti, ma quando egli stava per partire per l’Italia, Scotti reclamò una ricompensa per sé, che il già pelato Repetto si rifiutò di pagare. Scotti, sapendo la strada che Antonio aveva preso, avvertì lo sceriffo di San Gabriel e il genovese ritornò in galera, con la conseguenza che presto chiese ancora il mio aiuto. Ad ogni modo, essendo esecutore testamentario, era giunto il momento propizio per finire in bellezza con Scotti. Mentre stavo facendo i documenti per acquistare la proprietà, venni a sapere che Alessandro Repetto aveva prestato a un certo G. Bernero circa 3000 dollari, ma avevo dimenticato questo documento e fu solo per caso che lo rintracciai da Scotti. Egli lo aveva sottratto dai documenti presi dalle tasche di Repetto al momento della sua morte e lo aveva portato a Bernero vendendoglielo per 400 dollari.
In concomitanza con questa faccenda, nonostante il suo precedente avviso di non aver più a che fare con loro, riapparsero Scotti, Robarts e Howard Repetto che tirarono fuori un documento nel quale Antonio Repetto dichiarava di averli assunti per risolvergli qualsiasi problema legale in questa nazione. A questo punto, più che mai preoccupato, Antonio Repetto si preparò per partire, ma i due avvocati pretesero il pagamento di un’altra fattura di tre o quattromila dollari che Repetto fu obbligato a pagare.
Alla fine della vicenda, con i miei soci Kaspar Cohn, J. D. Bicknell, I. W. Hellman e S. M. White, riuscimmo a comprare il ranch di Alessandro Repetto dal fratello Antonio per 60000 dollari e a quanto pare egli partì per l’Italia con la confortevole somma di centomila dollari…”
Ulteriori notizie dicono che, memore della brutta avventura, Antonio decise dunque di imbarcarsi per far ritorno in patria e per non correre altri rischi, gettò i dollari ereditati in fondo ad un sacco da viaggio e per sviare i sospetti dormiva sul ponte con i poveri emigranti che rientravano in Italia. Naturalmente usava il sacco come cuscino, in modo da esser certo che fosse sempre a portata di mano.
Sembra che una volta tornato in val d’Aveto col suo sostanzioso malloppo, Antonio abbia acquistato una tenuta nell’Oltrepo pavese.

Fonti:
www.valdaveto.net.
http://www.cityofmontebello.com/about/default.asp
http://en.wikipedia.org/wiki/Tiburcio_Vasquez
http://www.scvhistory.com/scvhistory/vasquez-thrall.htm
https://archive.org/stream/sixtyyearsinsout00newmrich/sixtyyearsinsout00newmrich_djvu.txt

Umberto Torretta
umbertotorretta@gmail.com