Genova – Dal 1 gennaio anche i sacchetti di plastica trasparente per la frutta dei supermercati si dovranno pagare. In arrivo con il nuovo anno un altro “balzello” che certamente non sarà gradito ai consumatori che fanno la spesa nei punti vendita della grande distribuzione: quello che prima era un utile strumento di igiene e sicurezza ora si trasformerà nell’ennesima voce di spesa sullo scontrino.
Le cifre saranno certamente basse, molto probabilmente circa 2 centesimi a sacchetto, ma in tempi di crisi ogni spesa non prevista fa storcere il naso ai consumatori ed inoltre c’è chi punta il dito sull’impossibilità di “farne a meno” considerando che se anche il cliente non volesse utilizzarli, dovrebbe comunque portarseli da casa per poter pesare e acquistare frutta verdura.
Difficile, infatti, pensare a sacchetti “riutilizzabili” visto il materiale usato per produrli, sottilissimo e molto fragile.
Ma proprio la sostanza con cui sono realizzati ha scatenato il provvedimento visto che l’inquinamento da sacchetti di plastica sta diventando un’emergenza per l’Ambiente e per i mari in particolare.
L’Italia è uno dei maggiori produttori al mondo ma non ha ancora adottato politiche “severe” per limitarne la dispersione in Natura e così scatta la tassa, voluta dall’Unione Europea.
Qualche centesimo per ogni sacchetto (e forse anche per i guanti in plastica) usato per selezionare la frutta e la verdura che andrà probabilmente a finanziare progetti di recupero e di riciclo.
Insorgono le associazioni dei Consumatori e da più parti si ricorda che in molti Paesi europei esistono speciali macchine nei supermercati che raccolgono il materiale da riciclare, come plastica, lattine e bottiglie in vetro e ripagano il cliente con buoni utilizzabili per fare la spesa. Un sistema efficace e che funziona per “convincere” i consumatori a non gettare nell’indifferenziata materiali che hanno un “valore” economico tangibile.