La Spezia – Undici persone sono finite in manette con l’accusa di corruzione, concussione, turbativa d’asta, rivelazione del segreto d’ufficio e falso in atto pubblico.
Ad eseguire le custodie cautelari emesse dal GIP presso il Trubunale della Spezia sono stati i militari del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza spezzina.
Le misure cautelari, quattro in carcere e sette ai domiciliari, sono arrivate dopo una complessa indagine di polizia giudiziaria condotta nell’ambito della sanità locale coordinata dalla Procura della Repubblica e si sono rese necessarie per interrompere una presunta attività criminosa portata avanti dai soggetti interessati.
Le misure più gravi riguardano un dirigente apicale dell’A.S.L. 5 spezzina e due dirigenti ed un rappresentante di zona di una multinazionale leader nella produzione e commercializzazione di strumentazione ospedaliera.
Al dirigente dell’azienda sanitaria sono stati contestati i reati di corruzione, concussione, turbativa d’asta, rivelazione del segreto d’ufficio e falso in atto pubblico, mentre ai rappresentanti della multinazionale i reati di corruzione e turbativa d’asta.
Il regime degli arresti domiciliari, invece, è stato concesso ad alcuni soggetti che, a vario titolo, sono intervenuti nella turbativa delle aste, in alcuni casi concorrendo nel reato di corruzione.
Si tratta di due imprenditori spezzini, un catanese ed altri quattro professionisti e tecnici. Tra di loro anche un 74enne residente nello spezzino, condannato nel novembre dello scorso anno a sette anni e sei mesi con interdizione perpetua dai pubblici uffici per delitti contro la Pubblica Amministrazione dell’ambito di un altro procedimento.
Le indagini, avviate nel maggio del 2017, sono state condotte attraverso tecniche di ascolto, appostamenti, pedinanti ed acquisizioni documentali.
Tutto questo, per ora, ha permesso di accertare diversi reati: più atti concussivi da parte del dirigente della A.S.L. il quale, abusando della sua posizione di direttore dei Lavori o di Responsabile Unico del Procedimento in diversi appalti pubblici e quindi rivestendo la qualifica di pubblico ufficiale, ha costretto gli appaltatori, dietro minaccia di ritardare i pagamenti procedendo con contestazioni sui lavori, di avvalersi per forniture e subappalti di imprenditori “amici” i quali, a loro volta, ricambiavano il favore regalando preziosi e denaro.
Scoperta anche la turbativa d’asta per la gara nell’assegnazione di un appalto a livello regionale riguardante la fornitura di attrezzature e strumentazioni ospedaliere alle A.S.L. liguri, gara il cui esito è stato pilotato proprio dal dirigente, in veste di commissario di gara, in favore della multinazionale.