Genova – Il 75% dei sacchetti bio utilizzati a Genova è fuorilegge.
Lo rivela un’indagine del Codacons che ha esaminato gli shopper forniti al di fuori dei supermercati nelle principali città italiane.
Dopo l’obbligo, arrivato il 1 gennaio, di utilizzare bioshopper come imballaggio primario per prodotti di gastronomia, macelleria, pescheria, frutta e verdura e panetteria, e dopo le successive polemiche per l’introduzione del decreto legge, emerge dall’analisi del Codacons che i sacchetti forniti non rispettano il parametro imposto dalla legge per la composizione: i sacchetti devono essere biodegradabili e con un contenuto minimo di materia prima rinnovabile non inferiore al 40%.
L’indagine ha permesso di accertare come mercati e frutterei di strada continuino ad utilizzare sacchetti non in regola con la normativa vigente.
In base alla ricerca campione realizzata dall’associazione, Genova detiene la percentuale piazza alta di irregolarità, riscontrate presso i mercati locali, con il 75% dei banchi che utilizza sacchetti in plastica non biodegradabile, contro una media nazionale che si attesta al 72,1%; nelle frutterie, invece, la percentuale di irregolarità scende al 71%, con una media nazionale del 67%.
Vi sono poi gli shopper “fallaci”, quelli spacciati per compostabili ma in realtà realizzati di plastica comune, trovati nell’11% dei banchi e nel 13% delle frutterie.
Sui banchi dei mercati, solamente il 14% dei sacchetti è risultato essere regolare, quindi biodegradabile in 3 mesi e trasformabile in fertilizzante compost, contro il 16% di regolarità delle frutterie.
Il Codacons ha quindi deciso di presentare un esposto alla Procura della Repubblica di Genova dove si chiede il sequestro dei sacchetti non a norma e di “predisporre tutti i controlli necessari verificando ed identificando coloro che hanno operato con modalità illegittime, in violazione delle disposizioni di legge, anche nei confronti di coloro che avrebbero dovuto controllare e invece, a quanto risulta, non lo fanno, violando precise disposizioni, accertando a carico di tutti coloro che risulteranno responsabili, alla luce di quanto esposto, ipotesi di frutta e truffa aggravata, omesso controllo e vigilanza, delitti colposi contro la salute pubblica e pericolo per la sicurezza la salute e l’incolumità pubblica” valutando la possibile chiusura degli esercizi commerciali coinvolti.