Genova – Ancora oggi resiste il “mito” di Giacomo Torre – detto il Salvatore della Foce – ma più conosciuto con il soprannome di “Carana”, probabilmente dovuto allo stabilimento balneare che, alla Foce, aveva quel nome.
Torre venne premiato con ben 9 medaglie per aver salvato altrettante vite strappandole al mare agitato, in un periodo in cui le spiagge della Foce richiamavano un grande pubblico e godevano di grande notorietà per presunte proprietà terapeutiche delle acque.
Di lui restano alcune foto sbiadite e la tomba al Cimitero monumentale di Staglieno ma la sua storia viene raccontata ancora oggi di generazione in generazione.
Carana era un bagnino provetto che si era guadagnato una straordinaria notorietà salvando bagnanti da morte certa. Quando il mare era agitato e strappava qualche sventurato dalla riva – ai tempi non tutti sapevano nuotare – il bagnino si gettava senza alcuna esitazione e con poche poderose bracciate raggiungeva il malcapitato e lo riportava sano e salvo a riva.
La sua presenza era una sorta di “garanzia” e il suo nome, benchè fosse di carattere schivo e taciturno, era conosciutissimo.
In almeno nove occasioni i suoi salvataggi vennero raccontati dai giornali e l’uomo venne premiato con altrettante medaglie che portava con fierezza nelle occasioni “speciali”.
Anche la Società Ligure di Salvamento tributò grandi onorificenze a Carana, che per tutti era sinonimo di bagnino.
Giacomo Torre morì a 66 anni, nel 1906 e il suo corpo tumulato al cimitero di Staglieno dove riposa ancora oggi.
La sua storia viene raccontata ancora oggi ma la città non gli ha mai tributato il ricordo che avrebbe meritato.
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