Genova – Sono trascorsi sette anni dalla mattina del 23 luglio del 2011 quando il mondo musicale perdeva una delle voci più caratteristiche di tutti i tempi, quella di Amy Winehouse.
A ritrovarla priva di vita nel suo appartamento di Londra fu Andrew Morris, la sua guardia del corpo e la persona che nell’ultimo periodo le era stata più vicina.
Uno shock per l’ambiente musicale inglese e mondiale, segnato dalla prematura scomparsa, a 27 anni, di una delle artiste di maggior talento degli ultimi anni.
Nell’ultimo periodo della sua vita la Winehouse stava combattendo la sua battaglia dalla dipendenza di alcol e droga, una lotta che stava vincendo ma che le ha giocato un brutto scherzo proprio la sera prima della sua morte.
In un attimo di debolezza Amy esagerò con la vodka, atteggiamento fatale.
Genio musicale indiscusso per i suoi modi e per la sua voce, la Winehouse non ha retto alla pressione portata dalla fama, arrivata in maniera inaspettata dopo l’uscita del suo primo album, “Frank”.
La consacrazione, avvenuta con il secondo lavoro in studio, “Back To Black”, l’ha portata a conquistare cinque Grammy Awards ma ad iniziare una lunga lotta contro le sue debolezze.