Genova – Sono stati evacuati dalle loro case e sono potuti rientrare solo dopo i necessari controlli, dovranno respirare le polveri probabilmente cariche di amianto del cantiere per la demolizione di ponte Morandi, subendo rumori e disagi 24 ore su 24 per i prossimi 12 mesi ma non hanno diritto nemmeno ad un centesimo di indennizzo. Sono i residenti della cosiddetta “area arancione”, a ridosso della zona rossa del ponte Morandi, che questa mattina sono scesi in strada, indossando i giubbotti arancioni, a metà strada tra il simbolo dell’area e richiamo alle ben più celebri proteste francesi, e hanno protestato contro il sindaco e commissario per la ricostruzione Marco Bucci, contro il Governo che li ha esclusi dal decreto Genova e contro la Regione, accusata di non fare abbastanza per difendere i diritti di una larga fetta della popolazione di Certosa e di Sampierdarena che non prenderà un solo euro nonostante gli innegabili disagi patiti.
Prima si sono radunati sotto Palazzo Tursi, sede del Comune, ed hanno ottenuto la sistemazione di una rete di rilevamento dei dati ambientali, monitorata costantemente e che potrà avvisare nel caso in cui l’aria contenesse amianto e poi si sono spostati davanti alla Prefettura per avere garanzie dal Governo su probabili futuri indennizzi e, infine, sotto la Regione per chiedere l’attivazione di fondi per il risarcimento dei danni subiti e subendi.
Dagli incontri fatti non sembrano essere emerse le garanzie richieste e pertanto il popolo dell’area arancione rischia di doversi mobilitare ancora per ottenere il giusto risarcimento per quanto hanno subito e subiranno in futuro.