Genova – Una lettera del Rettore dell’Università per criticare il comportamento degli studenti che giocano a carte nelle sale dedicate allo studio ma la pratica è “comune” e diffusa da tempi non certo recenti.
Il “caso” è scoppiato all’interno di Valletta Puggia, all’interno degli edifici della facoltà di scienze Matematiche. Fisiche e Naturali. Un docente ha sorpreso un gruppo di studenti impegnati in una rumorosa partita a carte e li ha ripresi e, in tutta risposta, è stato insultato e preso a male parole.
Il comportamento condannabile degli studenti, che certamente non avrebbero dovuto rispondere a male parole ad un insegnante, ha fatto scattare una presa di posizione che sta suscitando più ilarità che pentimento perchè invece di puntare il dito sull’episodio, deprecabile, di mancato rispetto per un docente, si sofferma a precisare che gli ambienti universitari non sono quelli più “adatti” al gioco delle carte.
In una lettera inviata agli studenti, infatti, il rettore Paolo Comanducci “spiega” che a carte si gioca al bar o a casa propria e non nei luoghi preposti allo studio e all’apprendimento ma, probabilmente, non ha mai passeggiato per le sale e le aule dove ogni giorno migliaia di studenti studiano e si preparano agli esami e, tra una sessione di studio e l’altra, si rilassano nei modi più “stravaganti” e quello del gioco delle carte è certamente quello più innocuo.
Ogni studente – presente e passato – dell’Università di Genova conosce bene i tornei organizzati nelle pause studio e non c’è laureato genovese che non abbia partecipato a interminabili partite che “spezzavano” giornate di duro lavoro a leggere, studiare ed infine “ripetere” ad altri compagni.
Le aule delle “case dello studente” sono da sempre luoghi di svago oltre che di studio e un pò di relax, ragionato e senza eccessi, non ha mai rovinato la carriera di studio di nessuno.
Dunque il messaggio del rettore rischia di sbagliare bersaglio pur nel nobile tentativo di trasmettere principi morali che si vorrebbero mantenuti nel tempo da chissà quale epoca visto che negli anni delle rivolte studentesche non risulta certo che lo studio fosse l’unica occupazione ammessa.
Sarebbe forse più giusto criticare pesantemente la “reazione” degli studenti all’intervento del docente. Il rispetto non viene meno per una partita a carte ma per la maleducazione di chi non riconosce i “limiti” imposti dalla decenza.
Questo il testo della lettera inviata dal rettore Comanducci
“Cari studenti,
un recente episodio verificatosi nell’immobile di Valletta Puggia, durante il quale un gruppo di studenti ha insolentito un professore che aveva “osato” interrompere una partita a carte che si svolgeva in locali dedicati allo studio e all’apprendimento, mi spinge a scrivervi queste brevi righe per ricordarvi che la buona educazione, ancor prima dei regolamenti, dovrebbe indurre chiunque frequenti i locali dell’Università a tenere comportamenti consoni a un’istituzione che ha nella formazione e nella ricerca la sua ragion d’essere.
A carte si gioca al bar o a casa propria, non nelle aule dell’Ateneo; ai professori si deve il rispetto specifico che compete loro per il ruolo che svolgono, oltre a quello, generale, che è dovuto nei confronti di ogni nostro simile. Sono imbarazzato nel dover ricordare regole così elementari di convivenza civile, che, ne sono convinto, la stragrande maggioranza di voi condivide e adempie nel proprio agire quotidiano. Ma i comportamenti di qualche arrogante maleducato non possono essere passati sotto silenzio. Il compito educativo dell’università non si limita a fornire nozioni e competenze agli studenti, ma include anche la formazione di persone che siano in grado di partecipare alla vita sociale guidati dall’idea che il rispetto per la dignità degli altri sia egualmente importante che il rispetto per la propria”.