Genova – E’ stato arrestato con l’accusa di corruzione, autoriciclaggio e intestazione fittizia di beni l’imprenditore genovese Paolo Arata, ex consulente della Lega per l’energia ed ex deputato di Forza Italia.
Con gli stessi capi d’accusa è stato arrestato anche il figlio, Francesco.
Secondo gli inquirenti, i due sarebbero soci occulti dell’imprenditore trapanese dell’eolico Vito Nicastri, ritenuto tra i finanziatori della latitanza del super boss Matteo Messina Denaro e tornato in carcere dall’aprile scorso.
Inoltre, padre e figlio, insieme a Nicastri, sarebbero indagati da mesi per un giro di mazzette alla Regione Sicilia.
Secondo il pm di Palermo, un giro di tangenti con importi tra gli 11mila e i 115mila euro, avrebbe favorito Nicastri e il suo occulto nell’ottenre autorizzazioni per i suoi affari nell’eolico e nel bio-metano.
A disporre l’arresto è stato il gip di Palermo Guglielmo Nicastro, su richiesta della Dda guidata da Francesco Lo Voi.
Arresti disposti anche per Nicastri, già in cella, e per il figlio Manlio; anche per loro l’accusa è di corruzione, autoriciclaggio e intestazione fittizia.
Alberto Tinnirello, ex funzionario regionale dell’Assessorato all’Energia, è finito ai domiciliari per corruzione.
Arata, nei mesi scorsi, era stato coinvolto nella vicenda che ha portato il Presidente del Consiglio Giuseppe COnte a destituire dalla carica Armando Siri, sottosegretario alle infrastrutture.
Alcune intercettazioni, infatti, racconterebbero di un pagamento di una mazzetta da parte di Arata a Siri. In cambio, l’ex sottosegretario avrebbe presentato un emendamento al Def, mai approvato, sugli incentivi connessi al mini-eolico, settore in cui aveva investito proprio Arata.