Genova – Un albero di Natale “vero”, realizzato addobbando un abete tagliato in un bosco e destinato a morire o uno ecologico e riutilizzabile di anno in anno?
Se lo domandano i genovesi sui social dopo l’inaugurazione, in piazza Galileo Ferraris, a Marassi, dell’albero ecologico e riutilizzabile voluto dal Municipio Bassa Val Bisagno e che riutilizza la struttura che lo scorso anno era stata addobbata con un maxi tessuto finito nel libro dei record.
Il confronto con l’abete montato nelle scorse settimane in piazza De Ferrari, in pieno centro cittadino, sta dividendo l’opinione pubblica.
C’è infatti chi sostiene l’uso di un albero ecologico e riutilizzabile e chi invece preferisce la tradizione e l’uso di una pianta “in legno e aghi” perchè “più naturale” e suggestiva.
La discussione è forte ed appassionante e si concentra soprattutto sul destino degli alberi usati per abbellire la città (e non solo) durante le feste natalizie.
Gli amanti della Natura e i sostenitori di una vita più rispettosa dell’ambiente sono contrari all’abbattimento di un albero, seppure destinato comunque al taglio selettivo, come quello realizzato dal Comune di Genova in piazza De Ferrari e donato alla città da chi gestisce il territorio della Val d’Aveto.
La motivazione affonda le radici – è il caso di dirlo – nella soppressione di una pianta che ha impiegato decenni per crescere sino all’altezza maestosa dell’esemplare di piazza De Ferrari.
A rispondere alle perplessità tenta lo stesso Comune che informa che la pianta proviene da una foresta del parco dell’Aveto “a gestione responsabile” e che il taglio è comunque reso necessario da operazioni di ri-naturalizzazione del territorio che comporteranno la rimozione dei magnifici abeti rossi e bianchi – introdotti dall’uomo – in favore di latifoglie naturali come faggi ed aceri.
Chi difende la scelta del Municipio Bassa Valbisagno – ma anche di aziende ex municipalizzate come Iren, che ha realizzato sulla propria sede un albero stilizzato con l’uso di sole luminarie – replica che gli alberi sono comunque esseri viventi e sebbene lo scopo sia “ecologico” l’abbattimento resta comunque una soluzione troppo radicale.
L’esposizione di una pianta morente, che avvizzisce di giorno in giorno, inoltre, non sarebbe “educativa” per le nuove generazioni che dovrebbero invece essere cresciute nel rispetto di ogni singolo essere vivente.
La battaglia (involontaria?) tra Municipio e Comune appassiona i social e il tam tam ad esprimere una opinione in merito continua a viaggiare sulla Rete.