Genova – Vendevano porta a porta rilevatori di fughe di gas truffando gli anziani per convincerli che fossero obbligatori e facendoli pagare cifre da capogiro.
La Polizia di Stato di Genova ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere a carico di un 32enne albanese, pregiudicato, per truffa pluriaggravata in concorso con un 20enne italiano che è stato sottoposto alla misura cautelare dell’obbligo di dimora nel comune di residenza e di permanenza serale/notturna presso la propria abitazione, con annesso obbligo di presentazione quotidiana alla P.G.
La complessa attività di indagine dei poliziotti del Commissariato Prè si è concentrata su alcune truffe commesse in danno di persone anziane, soprattutto a Genova, ma anche a Torino, Piacenza e Trieste, dai due uomini, entrambi residenti nel bresciano, nel periodo compreso tra giugno e agosto del 2020.
Il raggiro consisteva nel far installare dei rilevatori di gas nelle abitazioni degli anziani, inducendoli a pensare che fossero obbligatori. Gli strumenti, aventi un valore di mercato pari circa a 20 euro, venivano venduti a cifre spropositate, anche migliaia di euro, utilizzando un pos portatile.
L’albanese si occupava della scelta delle vittime: con scaltrezza e abilità di linguaggio, riusciva ad entrare nelle case sostenendo di aver affisso un preavviso sui cancelli delle abitazioni.
Una volta indotto uno stato di timore negli anziani e approfittandosi delle loro difficoltà visive, digitava sul pos una cifra molto più alta rispetto al prezzo pattuito (es. 399 al posto di 39).
In due occasioni, ha reagito con ira e minacce nei confronti delle badanti delle vittime che avevano scoperto il raggiro.
I rilievi della Polizia Scientifica hanno avviato la giusta pista investigativa trovando un’impronta che il 32enne aveva lasciato su un rilevatore di gas.
La descrizione dettagliata delle vittime e alcuni particolari come il piercing vicino all’occhio e un tatuaggio con la scritta FREEDOM hanno corroborato l’individuazione del reo.
L’analisi dei vari tabulati ha permesso di ricostruire i legami tra l’albanese e il suo complice italiano, evidenziandone i fitti contatti e localizzandoli fisicamente proprio sui luoghi e negli orari in cui venivano perpetrate le diverse truffe.
Da ulteriori accertamenti è risultato che il titolare della ditta fittizia per cui lavorava il 38enne, fosse proprio il suo “collega” italiano che metteva a disposizione del complice i mezzi per poter raggirare le anziane vittime (il pos e la propria utenza cellulare), percependo sul suo conto gli enormi introiti economici che tale operosa attività illecita produceva.
L’ interruzione del sodalizio criminale assume ancor più risalto se si considera che, dalle indagini, sono emerse ulteriori truffe commesse nell’ultimo anno nel nord Italia riconducibili ai due soggetti, sulle quali sono ancora in corso valutazioni da parte dell’A.G.