Finale Ligure – Ancora segnalazioni di Migranti che percorrono a piedi l’autostrada verso la Francia in Liguria.
La polizia stradale è stata impegnata in sei diversi interventi a seguito delle segnalazioni di automobilisti e trasportatori che segnalavano la presenza di persone in cammino a piedi lungo il tragitto che collega con il confine francese, meta della maggior parte dei migranti che approdano in Italia.
I camionisti hanno segnalato la presenza dei Migranti in prossimità delle piazzole di sosta notturna dei TIR. I Migranti cercano spesso di salire a bordo di rimorchi lasciati aperti o di nascondersi all’interno di camion in posizioni pericolose e in condizioni allucinanti pur di avere una possibilità di attraversare il confine con la Francia e poter proseguire il viaggio verso i paesi del Nord Europa.
Segnalazioni anche sugli svincoli e lungo i viadotti dove i Migranti devono necessariamente uscire allo scoperto invece di poter camminare lungo la boscaglia a lato dell’autostrade, sempre in direzione del confine.
In particolare, a Finale Ligure, la polizia è arrivata mentre i Migranti uscivano a piedi dal casello per poi fuggire in direzione della campagna circostante.
Nel corso della notte non sono state fermate persone e all’arrivo delle forze dell’ordine i Migranti avevano già fatto perdere le loro tracce.
Del resto non è possibile trattenerli poiché, secondo il Trattato di Dublino, firmato anche dal Governo Italiano dell’epoca, i cittadini stranieri che approdano in Italia e chiedono asilo politico o il riconoscimento dello status di “rifugiato” devono restare sul territorio italiano sino a completamento dell’iter burocratico e sono, nel frattempo, liberi cittadini con diritto alla libera circolazione sul territorio nazionale.
La “contestazione” per il rischio corso e per i pericoli causati ad automobilisti e trasportatori non costituisce motivo valido per il fermo.
I migranti fermati vengono dunque identificati e poi rimessi in libertà come da disposizione di Legge.
La maggior parte dei Migranti, del resto, non desidera fermarsi in Italia e vorrebbe proseguire il cammino verso Francia, Germania e Austria o, ancora, verso i paesi del Nord Europa che hanno politiche di accoglienza ben differenti da quelle italiane.
Difficile dunque convincerli che, dopo aver rischiato la vita a bordo di una barca che poteva affondare nel Mediterraneo, devono aspettare in Italia.
Una questione “politica” che più volte è stata esaminata in Europa anche in assenza di esponenti politici italiani che avrebbero potuto chiedere la revisione del Trattato di Dublino e una diversa ripartizione del peso sociale ed economico del fenomeno dell’Immigrazione disperata.
(Foto di Archivio)