Portovenere (La Spezia) – Non si placano le polemiche, specie sui social, sulla morte di Mia, il cane da salvataggio deceduto a Portovenere qualche giorno fa.
La conduttrice, Lily Maffioli del team SICS – Squadra Italiana Cani Salvataggio – Scuola Italiana Cani Salvataggio non accetta le critiche che stanno piovendo da giorni sull’episodio e la ricostruzione, a suo dire parziale, di quanto avvenuto.
Il cane Mia si è accasciato a terra, dopo una lunga nuotata, ed è morto senza che nessuno potesse salvarla. Una morte che in molti hanno collegato alla sua presenza nel tratto di mare tra Portovenere e l’isola della Palmaria e ad una presunta “prova” di attraversata a nuoto.
Secondo la conduttrice, che si è sfogata su Facebook con un lungo post, non c’era nessuna “prova” in corso ma Mia avrebbe invece soccorso 3 persone in difficoltà e forse ad ucciderla non è stata la fatica ma un malore legato ad un possibile problema cardiaco.
“Nessuno conosce la vera storia di Mia – scrive Lily Maffioli su Facebook – Mia è nata in Ungheria. Fin qui non ci sarebbe nessun problema. È arrivata in Italia sicuramente su uno di quei furgoncini con tante gabbiette piene di cuccioli staccati dalle madri troppo presto. Madri che sfornano cuccioli come il panettiere sforna pane! Mia è arrivata in negozio dove è stata poi venduta. Negozio che solo il nome mette i brividi. Come comprare auto in un salone multimarche. Eh esistono queste realtà! Perché invece di scegliere un cucciolo selezionato da chi lo fa di mestiere con cura e amore si preferisce chiedere lo sconto come ai saldi!
Mia è arrivata in una famiglia. Avevano già un altro cane. Non andavano d’accordo. Quindi che fai? Non la dai via? È poi è in arrivo un bimbo, L’altro cane c’era già prima. Mia è sempre stata iper attiva. Aveva tanta energia. È passata ad un’altra famiglia. Non riuscivano a stare dietro le esigenze di un cane che voleva fare il cane e non il peluche da divano. Quindi? L’hanno rispedita al mittente.
Io volevo un altro cane. Su Facebook trovo un annuncio di questa cucciola che davano in adozione. In Liguria.
Chiamo. 1,2,3,10 telefonate. La risposta era : io sono solo un tramite, ti do il numero di chi se ne occupa. Finalmente riesco a parlare con il proprietario. Scopro che si trova ad una decina di km da casa mia. Chiedo un incontro con la premessa che sarei andata a prenderla solo se fosse stata compatibile con l’altro mio cane.
Arrivo. Aveva già i bagagli pronti. È venuta via con me senza nemmeno voltarsi. È saltata in macchina di corsa.
Per i primi giorni mi sono chiesta se avessi sbagliato a prenderla. Un cane dai mille problemi. Dalla gestione al guinzaglio all’ abbaio ed altro ancora. Frequentavo già la scuola italiana cani salvataggio. Inizio il percorso anche con lei. Ho chiesto aiuto. Dovevo fare qualcosa per tentare di risolvere i problemi di Mia.
Dopo un mesetto di scuola, la porto per la prima volta al mare. Si tuffa in acqua senza nemmeno pensarci. Nuota. In posizione quasi verticale schizzando acqua ovunque. Ma le piace. Imparerà a nuotare bene. Lei nuotava, veloce e addosso. Ne uscivi sempre segnato dall’acqua. Esercizio e altro esercizio. Inizia la scuola ad aprile per brevettarsi ad agosto dello stesso anno. È il 2015. Aveva trovato ciò che la faceva stare bene. Dove incanalare tutta la sua grande energia. Era diventata brava. Amava fare questo.
Per una serie di eventi, chi mi conosce sa, ho dovuto “abbandonarla” anche io. Da almeno 4 anni non abitava più con me. Era giusto così. Dopo aver preso il primo brevetto insieme, io e lei non abbiamo più lavorato. Lei è rimasta con Domenico. Con lui poteva fare servizi. Fare ciò che aveva imparato. Ciò che le piaceva. Io la vedevo a lezione. Ci scambiavamo quel poco di coccole.
Sabato mi arriva una telefonata. Sono quasi le 17. “Liliana serve una cella frigorifera, è morta Mia mentre era in servizio a Porto venere. Stanno tornando dalla Liguria e serve un posto dove portarla. Puoi sentire?” Non ho nemmeno il tempo di elaborare la notizia. Chiamo. Prendo accordi. Do tutti i riferimenti. Mia è tornata a Milano. Sono le 22 circa quando mi arriva la chiamata per dirmi che è stata portata in clinica.
Nel frattempo leggo gli articoli. Sbagliati. A Portovenere non ci sono dimostrazioni. Ma la gente cosa ne sa? Si informa? Troppa fatica. Basta leggere 2 righe per diventare tutti esperti veterinari e cinofili. Tutti pronti a dare giudizi! Su chi? Su cosa? Su come noi VOLONTARI siamo delle persone esaltate, pazze che sfruttiamo i nostri cani! Noi che ogni anno ci addestriamo con loro per migliorare. Noi che spendiamo il nostro tempo è il nostro denaro in una attività di volontariato. Dove poi trovi la gente che ti abbraccia e ti ringrazia o ti viene a cercare solo perché con una tua visita hai fatto felice il figlio ricoverato in ospedale.
Figuriamoci se addirittura gli salvi la vita. Che sia in mare, in montagna o in un terremoto. Questa è la nostra ricompensa. Sapere che hai fatto qualcosa di buono.
I nostri cani sono felici. Felici perché passano del tempo con noi. Felici perché fanno una attività con noi.
Noi sappiamo quali sono i limiti dei nostri cani. Quando stanno bene e quando stanno male.
Ci sono eventi a cui non si possono dare spiegazioni. Succedono. Forse sarebbe successo anche se fosse stata a passeggio per la pipì. Ormai è inutile puntare il dito su cosa è stato fatto o no.
Mia ha portato fuori 3 persone. Ha fatto ciò per cui era nata. Basta questo.
Tutti la ricorderanno prima di tutto per quanto abbaiava 😅 e poi perché era il cane con la pinna in bocca.
Chiedo scusa per la lunghezza, gli errori ecc. ma tanto dovevo a Mia”.
(Foto di Gabriele Mansi pubblicata su Facebook con il post di Lily Maffioli)