Premio fedeltà cane, San Rocco CamogliSan Rocco di Camogli (Genova) – Hanno salvato i padroni da morte certa, li hanno soccorsi o hanno dato l’allarme oppure hanno dimostrato con gesti concreti un attaccamento agli umani davvero soprendente. Torna martedì 16 agosto, il Premio Internazionale Fedeltà del Cane giunto alla sua 61esima edizione.
A partire dalle 16, a San Rocco di Camoglia la presentazione e la consegna dei
Premi fedeltà ai cani che si sono distinti per particolari atti di fedeltà, eroismo, amore.
Premi bontà a persone o istituzioni che hanno operato benevolmente nei confronti dei cani
Menzioni alla Memoria e Menzioni
Ospite d’Onore e Premio Bontà: Andrea Cisternino
Le Storie e i cani premiati:

BALU’ e BLU, rispettivamente meticcio di 12 anni e siberian husky di 3 anni, abbaiano disperatamente per attirare l’attenzione di un passante, salvando così la padrona novantenne caduta in giardino
In un primo pomeriggio dello scorso maggio, la signora Imelde decide di uscire in giardino per raccogliere delle rose. Mentre cammina in ciabatte tra scale ed erba, perde l’equilibrio e cade in un tratto in discesa, finendo in un punto poco visibile dalla strada. Alla ragguardevole età di 90 anni, Imelde si ritrova a terra, cosciente ma impossibilitata sia a rialzarsi che a chiedere aiuto. Ed è a questo punto che entrano in scena Blu e Balù. Il loro abbaiare continuo ed insistente, a tratti disperato, richiama l’attenzione di un passante. Sembra non esserci alcun apparente motivo di tanta agitazione dei cani, ma soffermandosi ad osservare meglio, il ragazzo, in un punto del giardino nascosto dalla strada, nota un movimento e dopo aver visto la testa della signora, ha tutto chiaro. I due cani non smettono di abbaiare ma il più è fatto, sono stati allertati i Vigili del Fuoco per superare la recinzione ed entrare nel giardino e il 118 per le necessarie cure. Fortunatamente la signora è comprensibilmente spaventata ma tutto sommato in buone condizioni di salute. Una storia a lieto fine, dove anche le rose sono arrivate in casa, ma quale omaggio alla novantenne da parte dei Vigili del Fuoco, e dove gli applausi più grandi sono andati a Blu e Balù, inseparabili amici fedeli che pare abbiano seguito passo per passo fino al suo rientro in casa la padrona accompagnata dai soccorritori.
Tutta la famiglia non può che ringraziare Balù e Blu per quello che hanno fatto, in particolare la nipote di Imelde, Carlotta. Infatti i due cani, in realtà di Carlotta (Balù, amore a prima vista, adottato dal canile), lasciati dalla nonna in attesa del trasferimento nella nuova casa con il giardino tutto per loro, sono ancora lì. «Finché vivrò, i cani staranno qui con me», aveva richiesto in lacrime la nonna. Il suo desiderio è stato esaudito e neppure Carlotta si è mai pentita di quella decisione, che alla luce dei fatti si è rivelata quanto mai provvidenziale.
Carlotta Roncoroni, Rebbio, Como

BANGY, pastore tedesco maschio di 9 anni, della Squadra Cinofili della Guardia di Finanza, si è distinto per i risultati ottenuti nel ritrovamento di sostanze stupefacenti. La staffetta generazionale continua con l’inserimento di JAMMER, pastore tedesco maschio di appena 2 anni
Impiegati nella ricerca di droghe, denaro illecito, esplosivi, i cani sono risorse preziose.
BANGY GF 3836, pastore tedesco di 9 anni, è ausiliare cinofilo specializzato Antidroga, in servizio presso la Squadra Cinofili della Compagnia Pronto Impiego di Genova.
Bangy, impiegato in attività giornaliera per il contrasto allo spaccio e all’illecita detenzione di sostanze stupefacenti, nello scorso maggio durante un servizio svolto presso il porto di Genova, è riuscito a far rinvenire 41 chili di hashish, abilmente occultati dentro un’autovettura, con il conseguente arresto del responsabile del reato.
All’esperienza di Bangy, si affianca la motivazione di un pastore tedesco di appena 2 anni, cane Antidroga di recente assegnazione, Jammer GF 4394.
Un “Premio fedeltà”a Bangy e una “Menzione” a Jammer
Ritirerà il Premio il conduttore di Bangy, il Brigadiere Daniele Corcelli, insieme a Jammer con il Finanziere Fiorenzo Ruggio, Compagnia Pronto Impiego, Guardia di Finanza, Genova

CLYDE, meticcio di circa 10 anni, ha salvato due vite, quella della capra rimasta agganciata con la zampa ad una rete metallica per giorni e quella del piccolo venuto alla luce subito dopo la sua liberazione
Clyde, occhi grandi, pelo lungo, sembianze di pastore australiano, è un cane dotato di grande pacatezza ed equilibrio, definito dal rifugio di cui è stato ospite un cane “pacificatore”, che con la sua indole buona interagisce nel branco intromettendosi con garbata autorevolezza tra i contendenti, facendo capire a tutti che la pace è sempre la scelta migliore. Il passato di Clyde, segnato dalla solitudine, dall’abbandono, ha avuto il suo migliore riscatto quando Miriam lo ha adottato dopo la perdita dell’amato Kevin, un grande cane lupo cieco. Miriam da sempre compie scelte che altri non fanno, adotta quei cani che rimangono in canile a volte per una vita intera, a causa di un handicap o per altre ragioni. Questa volta, al Rifugio Sherwood in Alta Val Bisagno, è stata lei ad essere scelta come “mamma” da Clyde. Clyde e Miriam vivono sulle alture di Genova, nel verde, e le passeggiate sui prati, nei boschi sono la loro quotidianità. Percorrendo quei sentieri in un giorno di fine inverno, Clyde si mostra stranamente irrequieto, abbaia ripetutamente in una specifica direzione. Normalmente il suo innato senso di protezione per il branco lo porta a rifiutarsi di proseguire sui sentieri dove fiuta deiezione di lupo, invece quel giorno insiste, camminando a tratti e voltandosi verso Miriam come per spronarla a seguirlo. Miriam si lascia guidare dal cane fino a raggiungere un punto dove non sono mai arrivati. La scena che si ritrova di fronte ha dell’incredibile: una capra, rimasta impigliata ad una recinzione metallica (una rete da letto) alta oltre un metro, è a testa in giù, ferita e senza più forze. Chiamati i soccorsi per sollevare la povera bestiola da quella posizione e liberarle con un tronchese lo zoccolo incastrato nella rete metallica, si scoprirà che il pastore, il cui gregge era tenuto sul monte, l’aveva smarrita da ben tre giorni e aveva ormai perso la speranza di ritrovarla. Ma la storia non è finita qui… Infatti, non appena la capretta si è sdraiata e ha potuto bere, ha trovato la forza di dare alla luce il suo piccolo. Grazie all’attenzione di Miriam, al senso materno della capretta che ha resistito con tutta la sua forza, ma soprattutto grazie a Clyde, quel giorno si sono salvate due vite!
Adottare cani adulti o anziani è una scelta generosa che sarà da loro ampiamente ricambiata con amore puro e infinita gratitudine. I nostri canili e rifugi custodiscono tanti tesori come Clyde ed è importante ricordarlo e sostenerli sempre!
Miriam Bomboni, Genova
Stefania Gori, volontaria canile Municipale Monte Contessa e Rifugio Sherwood, Genova

EMMA, labrador di 6 anni, ha salvato dall’incendio del suo appartamento la padrona non vedente
Emma, un cane speciale 365 giorni all’anno con una missione importantissima, essere un cane guida per non vedenti.
Un venerdì dello scorso gennaio, Emma compie un’impresa straordinaria. Intorno all’ora di pranzo, dopo aver accompagnato la padrona Carmela a fare la spesa, quindi aver preso l’autobus ed essere scesa come abitualmente alla fermata più vicina, Emma sta guidando Carmela verso casa. Arrivate davanti al cancelletto, Emma si ferma cercando di allontanare Carmela dalla porta dell’appartamento. Un comportamento insolito per lei, sempre felice di entrare in casa e di sganciarsi la pettorina per andare a bere l’acqua nella sua ciotola mentre ora rimane immobile, non permettendo a Carmela di compiere un passo verso la porta. Una vicina di casa sente il suo abbaiare, esce sul pianerottolo e vedendo del fumo uscire dalla porta di Carmela, capisce quello che sta succedendo. Nell’arco delle due ore in cui Emma e la padrona sono uscite, all’interno dell’appartamento è divampato un incendio, probabilmente scaturito da una stufetta elettrica. Dopo l’immediato intervento dei Vigili del Fuoco, l’alloggio viene dichiarato parzialmente inagibile. Ma cosa sarebbe potuto accadere se Emma non avesse impedito a Carmela di aprire quella porta? Molto probabilmente la porta a vetri sarebbe esplosa con inevitabili gravissime conseguenze. Emma è con Carmela da cinque anni, prima di lei un’altra labrador col suo stesso nome. Carmela, che ripone in Emma una fiducia totale, non potrebbe mai più immaginare la sua vita senza di lei.
Emma è stata consegnata a Carmela dal Servizio Cani Guida dei Lions di Limbiate ed è la prova che con un cane guida il non vedente ritrova una cosa importantissima: non solo una guida, ma l’indipendenza, la libertà e soprattutto un amico fedele, un angelo a quattro zampe.
Va sottolineata l’importanza del Servizio Cani Guida dei Lions di Limbiate, realtà d’eccellenza a livello europeo, che dona gratuitamente cani guida alle persone non vedenti in tutta Italia.
Carmela Bernardo, Ivrea (Torino)

LEO, setter di 11 anni, è la mascotte della Feralpisalò – la prima squadra di calcio italiana ad aver adottato un cane – ed è anche il portabandiera della sensibilità sociale del club attraverso i progetti che grazie a lui verranno sviluppati.
Leo Del Garda, questo il nome ed il cognome del setter, vive dal luglio 2021 allo stadio Turina di Salò ed è la mascotte ufficiale della prima squadra di calcio italiana ad aver adottato un cane. Feralpisalò si è affidata al rifugio “Le Muse” di Rezzato, in provincia di Brescia, per il percorso d’adozione e la scelta dell’animale ideale. Ed ecco che Leo, un setter di dieci anni con qualche problema legato all’età e alle condizioni in cui era tenuto dai cacciatori, i quali avrebbero voluto abbatterlo perché non più idoneo alle attività venatorie, è sembrato l’amico perfetto. Chiedere l’affidamento di un cane anziano non è stato casuale, ma un preciso messaggio di inclusione per sensibilizzare l’attenzione delle persone sulle tematiche dell’abbandono e dell’adozione di cani anziani. «Prendersi cura degli animali è una responsabilità che va condivisa con la comunità», sono le parole del Presidente Giuseppe Pasini. Tutti, squadra e staff, si sono da subito dimostrati sensibili, affettuosi e disponibili nel prendersi cura di Leo. «Siamo convinti», ribadisce Matteo Oxilia, responsabile della comunicazione della squadra, «che il calcio, lo sport in generale, sia un potente reagente per trasformare e dare un forte significato a tutto il sistema e alle relazioni del tessuto sociale. Siamo pronti per iniziare un nuovo percorso di vita insieme».
La prima discesa in campo di Leo, nell’ottobre 2021 al fianco dei giocatori, ha pure portato fortuna ai “Leoni del Garda” che hanno vinto contro gli avversari. Beniamino della squadra e dei tifosi, Leo si trova a suo perfetto agio allo stadio, tra le carezze di tutti, in particolare del suo capitano. Inoltre, con e grazie a Leo, il club vuole sviluppare ulteriormente tanti progetti legati al benessere animale e sociale: educazione al possesso responsabile, progetto scuola, pet therapy con la squadra “Senza di me che gioco è?”, la prima squadra italiana dedicata al benessere emozionale per ragazzi con disabilità cognitive. E da ultimo, ma non meno importante, la squadra vuole dare visibilità ai cani ospitati dal rifugio “Le Muse” per sensibilizzare sul tema dell’abbandono e delle adozioni.
Una storia, due premi: “Premio fedeltà a Leo e “Premio bontà” alla Feralpisalò con l’augurio di continuare nel migliore dei modi questo percorso di crescita dentro il campo e fuori, trasmettendo sempre questi valori.
Leo sarà accompagnato da Matteo Oxilia, Direttore della comunicazione della Feralpisalò, Salò, Brescia

LEONE e NAGUT, rispettivamente jack russel parson di anni 2 e pastore tedesco di quasi 7 anni, in forza alla Polizia di Stato, sono una coppia formidabile nel loro ruolo di Cani Antidroga
Il lavoro costante e professionale dei Cani Antidroga della Polizia di Stato contribuisce in maniera sensibile alla prevenzione ed alla repressione dei reati inerenti le sostanze stupefacenti. Leone e Nagut hanno avuto un ruolo determinante nel ritrovamento di grandi quantità di sostanze stupefacenti durante le capillari e continue bonifiche, mettendosi a disposizione degli inquirenti di tutta la Liguria e di altre realtà del territorio nazionale. Leone e Nagut hanno caratteristiche fisiche e morfologiche completamente differenti. Leone è piccino dal bianco pelo arruffato, Nagut è grande e grosso dal pelo liscio tutto nero, in una bellissima armonia degli opposti. Così visivamente diversi, anche caratterialmente, interpretano il proprio ruolo con grande professionalità e dedizione. Insieme, guidati con maestria ed amore da cinofile esperte e motivate, sono capaci di dare il meglio a riprova, se qualcuno avesse ancora dei dubbi, che la razza, le dimensioni, il colore del pelo, la lunghezza della coda sono soltanto quello che noi cogliamo a prima vista. E’ soprattutto il fuoco che arde all’interno delle creature, la volontà di celebrare la bellezza della vita, l’invisibile che ci colpisce quando sappiamo guardare oltre. E’ il miracolo che accade anche quando si lavora uniti per il raggiungimento di un comune obiettivo.
“L’essenziale è invisibile agli occhi”, fa dire Saint-Exupéry al Piccolo Principe.
La Polizia di Stato svolge costantemente questo compito silenzioso, a volte nascosto ma indispensabile, ogni giorno con coraggio ed entusiasmo. E lo fa con tutto il suo personale, anche con quello a quattro zampe.
Riceveranno il Premio il Vice Ispettore della Polizia di Stato Laura Bisio, conduttore Antidroga con il cane Leone, e l’Assistente Tiziana Parodi, conduttore del cane Nagut, accompagnate dal Responsabile della Squadra Cinofili della Polizia di Stato di Genova, l’Ispettore Alessandro Pilotto

MARLEY, pastore tedesco di quasi 4 anni, nato completamente cieco, insieme alla sua famiglia umana, è la prova dei miracoli dell’amore
“Tu sei stato uno dei più bei regali della mia vita… Quando sei arrivato siamo stati travolti da uno tsunami di allegria e vivacità, abbiamo tolto dal vocabolario la parola IMPOSSIBILE e abbiamo compreso pienamente il significato profondo della parola FIDUCIA. Non penso esistano parole giuste per ringraziarti, perché tu sei veramente un grande esempio di vita… perché nonostante il buio sei riuscito a colorare le nostre vite” (da Carlotta a Marley).
Dopo la perdita di Klaus, adottato anzianissimo dal canile, Carlotta e Marco accolgono Marley nella loro vita nel marzo 2019. Secondo quanto riferito dalle volontarie del canile di Bari, dove era stato abbandonato perché nato cieco, a due mesi dal primo appello era arrivata una sola risposta, la loro. Carlotta e Marco hanno fatto una scelta di cui mai si pentiranno. Hanno dovuto lottare contro i pregiudizi perché tutti sconsigliavano loro l’adozione di un cane cieco; i veterinari e gli istruttori contattati, sostenendo che avrebbe girato in tondo, che non avrebbe mai fatto le scale di casa (al 2° piano senza ascensore), si rifiutavano di lavorare con lui. Ma il problema per Carlotta e Marco non è mai esistito. «Lui è arrivato con una valigia carica di coraggio, fiducia, voglia di farcela ed ha incontrato noi con una valigia carica di amore. È così che con pazienza e amore è diventato quello che è adesso, una forza della natura, gioca a pallone, salta, sale le scale, è un cane assolutamente autonomo e felice» racconta Carlotta.
Marley è completamente cieco, non vede nemmeno le ombre, ma nonostante questo vive ogni giorno al massimo, regalando a Carlotta e a Marco soddisfazioni enormi, e a chiunque ha la fortuna di incontrarlo, speranza e buonumore. Ha anche una pagina Facebook dedicata, “Marley Supercane”. Nata quasi per caso, la pagina si è rivelata un importantissimo punto di contatto tra persone che hanno cani con problematiche simili, un luogo di scambio di opinioni e suggerimenti. Marley è la più bella dimostrazione che anche un cane cieco può vivere una vita normalissima e felice e che, come afferma da sempre Carlotta, “la disabilità sta negli occhi di chi guarda”. Se la pagina facebook ha raggiunto 80mila follower qualcosa significherà, ma di certo Marley è un supercane, quanto Marco e Carlotta una famiglia dal cuore grande, e insieme sono la prova che l’amore non conosce ostacoli.
Un “Premio fedeltà” a Marley e un “Premio bontà” a Carlotta e Marco
Carlotta Nelli e Marco Chimenti, Santa Maria a Monte, Pisa

MELO è stato per 17 anni custode – mascotte – portafortuna dell’ex Monastero dei Benedettini, sede del Dipartimento di Scienze Umanistiche dell’Università di Catania. Ora si vuole dedicare al meticcio, adottato e amato da tutti, un angolo del Monastero.
“Mi dicono che Carmelo, il filosofo benedettino, è morto. Cane amatissimo, custodiva l’edificio e girava per aule e corridoi con la stessa consapevole autorevolezza d’un preside o d’un rettore. Preso di sé e del suo compito, assorto, imperturbabile, si lasciava accarezzare ma mantenendo il suo aplomb, la sua innata fierezza. Suppongo che sia morto con la stessa grande dignità, e che ora volteggi nel quarto cielo del paradiso dantesco, quello degli spiriti sapienti” (Antonio Di Grado, critico letterario e professore ordinario di Letteratura italiana al DISUM di cui è stato Vicepreside)
Custode della straordinaria storia di Melo che ha inizio 17 anni fa e che si intreccia con le tantissime storie di chi gli ha voluto bene, è l’ex Monastero dei Benedettini, un gioiello del tardo barocco siciliano, complesso tra i più grandi d’Europa, patrimonio dell’Unesco e oggi sede del Dipartimento di Scienze Umanistiche (DISUM) dell’Ateneo di Catania. Qui Melo fece la sua prima comparsa durante il restauro dell’edificio; furono gli operai del cantiere ad accudirlo per primi e una volta terminati i lavori, se ne presero cura due sorelle residenti nel quartiere. Ma di fatto la sua dimora è sempre stata il Monastero. Melo era una presenza quasi “istituzionale”, un po’ guardiano, un po’ custode, un po’ mascotte, un po’ spirito guida. Per 17 anni ogni mattina alle otto in punto si recava al Monastero dove rimaneva fino a sera; era solito fare il suo ingresso dallo scalone monumentale e annunciare la sua presenza con un abbaio, il primo e unico dell’intera giornata. Il meticcio adottato da professori, funzionari, dipendenti, dottorandi, studenti del DISUM era amatissimo da tutti e, per gli studenti, il portafortuna cui affidarsi prima di un esame e l’amico da ringraziare dopo un buon voto. Per il suo essere un cane speciale, qualcuno pensava che Melo meritasse pure una laurea. Giuseppe Giarrizzo, ex Preside della Facoltà, riteneva che Melo fosse più che un semplice animale e, un po’ scherzando, diceva che avrebbe potuto essere la reincarnazione del grandissimo studioso al quale era stata dedicata l’aula magna, Santo Mazzarino. Melo aveva una pagina facebook a lui dedicata, “Melo – il cane dei Benedettini”, con una nutrita community e come finalità il benessere degli animali. Si era ammalato un anno fa di un carcinoma alla zampa e gli affezionati universitari avevano messo insieme una piccola somma perché potesse essere operato e curato.
Melo se n’è andato il 29 gennaio scorso, in silenzio, con discrezione, con dignità. Il DISUM si è stretto sui social in un abbraccio virtuale per l’ultimo saluto, ricevendo una sentita condivisione di ricordi anche da parte di studenti ormai lontani da anni. Una petizione, che da subito ha avuto enorme consenso, è stata lanciata, insieme ad un gruppo di amici di Melo, dal professor Rosario Castelli, con queste sue espressioni: «Affinché gli venga dedicato un ricordo, un segno, un angolo dentro il Monastero in cui la storia di quell’essere così amorevole possa ancora intrecciarsi con quella di chi vi transiterà. Chissà che, dal paradiso dei cani, Melo non continui a portare fortuna anche a chi, pur non avendolo conosciuto, vorrà dedicargli un pensiero».
Una storia esemplare, un premio fedeltà con “Menzione ad Honorem” per Melo e un “Premio bontà” al Dipartimento di Scienze umanistiche dell’Università di Catania per l’amore dato a Melo
Marina Paino, Direttore del Dipartimento di Scienze Umanistiche dell’Università degli Studi di Catania
Rosario Castelli, Professore associato di Letteratura italiana presso lo stesso Dipartimento

PROGETTO SERENA: i suoi “CANI ALLERTA DIABETE” e i “BATTEN DOG”, sono angeli custodi a quattro zampe di persone sofferenti di queste patologie, spesso bambini, nonché un prezioso supporto per la famiglia. I “C-19 SCREENDOG” riconoscono con altissima attendibilità i positivi al Covid 19
Ci sono cani particolarmente predisposti nel rendersi conto di quando qualcosa non va nella persona che hanno vicino e spesso riescono, con il loro intervento, a salvarle la vita. Questa potenzialità viene perfezionata nel cane addestrato che, non più casualmente ma regolarmente saprà gestire una situazione d’emergenza.
Dalla passione per i cani e per la medicina, ma soprattutto dal profondo desiderio di essere di aiuto alle persone malate e alle loro famiglie, è nato nel 2013 “Progetto Serena”. Il suo ideatore, Roberto Zampieri, istruttore cinofilo, preparatore di cani da ricerca, è l’anima del Progetto e addestratore di cani da “Allerta Medica”. Il nome è stato dedicato alla figlia di Roberto per ricordarla in ogni cane che si formerà al Progetto Serena.
Roberto Zampieri ha creato – primo in Italia – il “Protocollo cani allerta nel diabete”. Fondamentale il supporto scientifico del Professor Enzo Bonora, Primario di diabetologia/endocrinologia all’Ospedale di Verona, ricercatore internazionale, per anni Presidente di Diabete Ricerca. Il Protocollo, scritto da zero e sperimentato sul campo, è un percorso nato e fatto come un abito su misura per la persona diabetica, per chi vive e convive con questa patologia. Cosa importantissima: l’addestramento, o meglio la preparazione, avviene a casa della persona diabetica, perché oltre all’attività olfattiva del cane è proprio la relazione tra il cane e il paziente a fare la differenza. Il cane migliora la vita del paziente che soffre di diabete, è un supporto validissimo sia nelle segnalazioni delle variazioni glicemiche (in iperglicemia e in ipoglicemia, che può portare, soprattutto la notte al tanto temuto coma diabetico), sia nella sfera emotiva. Nel caso poi di bambini diabetici, i cani oltre ad essere amici fedeli sono anche uno strumento di supporto per tutta la famiglia.
Per i Cani Allerta Diabete, la storia di JACK ed Elisa e quella di NALA e Beatrice. JACK, labrador di 1 anno e mezzo, era ancora cucciolo quando per due volte ha svegliato Elisa prima di una crisi ipoglicemica. Ora è in addestramento con Progetto Serena per diventare ufficialmente un cane allerta diabete. NALA, labrador di quasi 2 anni, è l’amica a 4 zampe e angelo custode di Beatrice di un anno e mezzo e un sostegno importantissimo per i genitori della piccola.
Progetto Serena sta portando avanti altri protocolli; nell’ambito delle malattie rare, quello dei “Batten Dog”.
Le ceroidolipofuscinosi neuronali (NCL), comunemente conosciute come Malattia di Batten, sono un gruppo di patologie genetiche neurodegenerative, che colpiscono soprattutto bambini in età prescolare, ma anche adolescenti e adulti. L’Associazione Nazionale CeroidoLipofuscinosi (A-NCL) con Progetto Serena APS ha lanciato nel 2021 “Adotta un Batten-Dog” con lo scopo di portare all’interno di un ambiente familiare un cane addestrato ad hoc secondo le specifiche esigenze dei bambini di cui diventerà angelo custode, un aiuto concreto nella quotidianità delle famiglie colpite da questa malattia. Dopo una fase di formazione di circa due anni, un Batten Dog sarà in grado di spronare i piccoli pazienti a eseguire quelle azioni quotidiane che sono per loro una conquista e aiuterà i genitori a riconoscere i momenti più critici, per prevenire ad esempio le crisi epilettiche, semplificando così l’intera gestione familiare.
Il progetto si avvale della collaborazione dell’Ospedale Bambin Gesù di Roma, referente il Professor Nicola Specchio, Primario del reparto malattie rare.
Per i Batten Dog, la storia di Chope e Pietro. CHOPE è entrato nella casa del piccolo Pietro per aiutare lui e la sua famiglia, dandogli amore, supporto fisico, emotivo e molta energia positiva, per combattere insieme con le difficoltà quotidiane.
Nel 2020, in seno a Progetto Serena, ha preso il via lo studio per il protocollo “C-19 ScreenDog”
Alcuni studi scientifici pubblicati su riviste internazionali mostrano la capacità dei cani da rilevamento di fiutare, con elevata sensibilità e specificità i VOC (sostanze volatili presenti in molti campioni biologici), contenuti in campioni di saliva, secrezioni tracheobronchiali o sudore ascellare di soggetti positivi al test molecolare per il rilevamento di Sars-Cov 2.
In collaborazione con Asur Marche Area Vasta 3, Facoltà Politecnica delle Marche, ATS Sardegna, Facoltà Veterinaria di Camerino (per il controllo del benessere dei cani in tutte le fasi dello studio), i cani di Progetto Serena Aps hanno compiuto la prima ricerca internazionale con screening diretto sulla persona. La validazione del test è stata eseguita senza l’ausilio della raccolta del campione di sudore, quindi direttamente sulla persona, dimostrando che i cani sono in grado di segnalare i positivi in una situazione reale. I C-19 ScreenDog di Progetto Serena hanno già prestato servizio nelle scuole, nelle strutture protette per anziani e continueranno a farlo evitando così il test invasivo del tampone ai soggetti più fragili.
Per i C-19 ScreenDog, WAVE, labrador di 1 anno e mezzo e AKI, labrador nero di 1 anno
E’ da sottolineare che tutti i protocolli di Progetto Serena partono da una ricerca congiunta con medici di riferimento dove analizzata ciascuna modalità di intervento, viene redatto e registrato un protocollo di preparazione del cane. Ogni percorso ha inizio solo se la metodologia che verrà studiata e insegnata al cane, sempre nel pieno rispetto del suo benessere, non si fermerà allo studio di laboratorio, ma potrà essere fruibile dalle persone, essere di utilità al prossimo.
Roberto Zampieri, ideatore e fondatore di Progetto Serena APS, con AKIRA, Verona
Sara Calgaro, Presidente di Progetto Serena APS, con WAVE, Venezia; Michele Berlato con AKI, Venezia; Elisa Dal Bosco con JACK e NALA, Milano
Francesca Soggiu, responsabile medica di Progetto Serena, Alghero

PULCE, meticcio di anni 12, leccando sul volto il suo padrone svenuto a terra dopo essere caduto, lo ha salvato aiutandolo a riprendere i sensi e quindi a chiamare i soccorsi
A marzo 2020, in piena emergenza pandemica, Sergio, romagnolo ma valtellinese di adozione, si è sottoposto all’Ospedale di Verona all’operazione di asportazione del rene destro per donarlo al nipote Marco trentacinquenne, di Rimini, che stava rischiando la vita.
A pochi mesi da quella delicata operazione, accade un brutto incidente. Durante una passeggiata di una sera d’estate con il suo cane Pulce, mentre si appresta a raggiungere una fontana per dissetarsi e riempire alcune bottiglie, Sergio finisce in un buco di un cantiere edile aperto vicino al palazzetto dello sport di Ardenno dov’era in corso la realizzazione di un’opera pubblica. In quel punto, privo di illuminazione e senza alcuna segnalazione di scavi in corso, Sergio all’improvviso si ritrova a terra, dentro lo scavo del cantiere, privo di sensi. Fortunatamente Pulce è con lui e sa bene cosa fare. Pulce non abbandonerà neanche un istante il suo padrone e saranno proprio le sue leccate sul volto di Sergio a farlo rinvenire e a consentirgli di prendere in mano il telefonino per chiamare i soccorsi. Secondo carabinieri e soccorritori, Sergio potrebbe essere rimasto svenuto tra i trenta e i quarantacinque minuti. Dopo la prima visita al Pronto Soccorso dell’Ospedale di Sondrio, gli è stata diagnosticata un’ischemia transitoria, probabilmente dovuta al trauma subito nella caduta. Il suo ricovero è proseguito per una settimana con postumi di dolori cervicali e lombari sulla ferita nel punto in cui gli è stato tolto il rene. Purtroppo l’incidente gli ha impedito di partecipare, nelle settimane successive, ad una passeggiata in Romagna per un progetto di sensibilizzazione sulla donazione di organi da viventi.
Sergio, che ha compiuto un bel gesto di generosità e altruismo, ha ricevuto una grande ricompensa dal suo amico a quattro zampe e non potrà che avere sentimenti di orgoglio, di commozione e di gratitudine nei confronti di Pulce, per sempre!
Sergio Lotti, Ardenno, Sondrio

SHIVA, border collie di 9 anni, con grande coraggio ha raggiunto la padrona immobilizzata e in stato di choc dopo la caduta nel dirupo. L’ha vegliata ogni istante e non ha mai smesso di abbaiare, riuscendo così a richiamare i soccorsi e a salvarla
“Shiva è una meraviglia della natura, un’amica fedele su cui poter contare sempre”. Marilena neanche osa immaginare quello che sarebbe potuto accadere senza la sua inseparabile e coraggiosa compagna quando una passeggiata come tante altre ha rischiato di trasformarsi in tragedia. Marilena è una camminatrice esperta, tanto più al fianco di Shiva, che come lei adora la montagna, il bosco, suoi ambienti ideali. Uscita di casa la mattina dello scorso 4 maggio per una passeggiata con Shiva in direzione del Laghetto Corrado, Marilena, entusiasta di percorrere quel sentiero in salita, arriva fino al Monte Corno, a oltre 1200 metri. Lì, nonostante la sua esperienza, scivola in un dirupo e si ferma dopo una caduta di sei o sette metri. La paura è tanta! Marilena, che ha battuto la schiena, riesce a muovere le gambe scongiurando il peggio, ma ora si trova in uno stato di choc.
Shiva sfodera un coraggio da leonessa: con un grande balzo raggiunge la padrona ferita nel dirupo, procurandosi delle piccole lesioni, che fortunatamente guariranno in poco tempo. Insieme, Marilena e Shiva, riescono a spostarsi di qualche metro per adagiarsi su un piccolo prato, lontane dal pericolo del dirupo. L’allarme scatta verso mezzogiorno dopo che Marilena non si presenta ad alcuni appuntamenti e il suo compagno prova a chiamarla al cellulare senza ottenere risposta. Nel giro di pochi minuti si mette in moto la macchina dei soccorsi; coordinati dai Carabinieri, intervengono i Vigili del Fuoco, il Soccorso Alpino, i volontari della Protezione Civile, gli Amici del Laghetto Corrado, il CAI Valgandino, oltre all’Associazione Fanti e al gruppo Alpini allertati dal Sindaco. Secondo le testimonianze raccolte, Marilena sarebbe stata vista in mattinata vicino alla Fonte dei Nonni, nei pressi del Laghetto Corrado. Ma a portare tutti nella giusta direzione è il prolungato latrato del cane segnalato da alcuni residenti, che nel tardo pomeriggio indirizza le ricerche in un punto preciso nell’area a monte del laghetto. Shiva è sempre rimasta tranquilla accanto alla sua padrona, leccandole le escoriazioni procurate dalla caduta e abbaiando con inesauribile forza per richiamare l’attenzione. Marilena viene trovata e riportata a valle, con delicate e laboriose operazioni, dai Vigili del Fuoco e Soccorso Alpino dopo le ore 22. Per tutti la star è senza dubbio Shiva e qualcuno afferma: «il cellulare si scarica spesso, un cane non si scarica mai».
Nonostante la lunga convalescenza a causa di due vertebre rotte, per Marilena è motivo di grande conforto la vicinanza di Shiva. E Shiva sembra avere una sola priorità, non lasciare mai Marilena, neanche per una breve uscita con amici che si offrono di portarla a fare una passeggiata.
«Di questa esperienza – conclude Marilena – porterò sempre con me due cose: la dolcezza di questa cagnolina eroica e il sorriso del vigile del fuoco che per primo si è avvicinato per soccorrermi. Grazie a tutti e due!»
Marilena Facchini, Gandino, Bergamo

PREMI FEDELTA’ ESTERI – FOREIGN LOYALTY AWARDS

BEAR, Australian Koolie di 7 anni ha trovato e aiutato oltre 100 koala negli incendi australiani del 2019-2020
Da cagnolino abbandonato a salvatore di koala, Bear è stato onorato all’International Fund for Animals Welfare (IFAW) del premio “Animal of the Year” per aver aiutato il suo team a salvare oltre 100 koala dalle conseguenze dei devastanti incendi che hanno colpito il New South Wales e il Queensland in Australia da giugno 2019 a maggio 2020.
Il Detection Dogs for Conservation (DDC) dell’Università della Sunshine Coast (USC) è l’unico gruppo di ricerca universitario che salva, addestra, testa e schiera cani da rilevamento per la conservazione della fauna selvatica in Australia. Cani come Bear, abbandonati dai proprietari per la loro eccessiva energia difficile da gestire, che grazie alla stessa energia, diventano validi e appassionati collaboratori per il benessere degli animali e la protezione del loro habitat. Bear è un perfetto cane da rilevamento con una speciale abilità: trovare koala vivi.
Gli incendi boschivi della “Black Summer” in Australia rimarranno uno dei peggiori disastri della fauna selvatica nella storia moderna. Con oltre sei mila koala morti nel solo New South Wales, ciascuno di quelli che è stato possibile salvare sarà importante per la sopravvivenza futura della specie. I koala sono particolarmente vulnerabili agli incendi boschivi, si muovono lentamente e vivono in alberi di eucalipto che bruciano rapidamente e intensamente. Quando gli incendi spazzano i loro habitat spesso non hanno il tempo di scappare. Trovarli è molto difficile, poiché si mimetizzano bene, ma Bear riconosce l’odore della loro pelliccia e quando trova l’iconico marsupiale, si butta a terra. Bear e il suo team, in collaborazione con IFAW, hanno cercato koala su oltre cinque mila ettari di terreno. Sono stati trovati koala che lottavano e rischiavano di morire per ustioni, disidratazione e malnutrizione, persino settimane dopo che gli incendi erano stati domati. Tra questi anche molti orfani, koala troppo piccoli per stare da soli nella boscaglia, probabilmente separati dalla madre durante l’incendio.
Bear è stato bravissimo, è riuscito a trovare oltre 100 koala arenati o feriti nelle foreste bruciate, ma lavora tutto l’anno per aiutare il team nella ricerca di un posto migliore e più sicuro per i koala. Il team di Bear conduce ricerche in collaborazione con governi, imprese e organizzazioni senza scopo di lucro per iniziative e progetti volti ad una maggiore protezione degli ecosistemi. E Bear avrà ancora tanto da fare, insieme al suo team, per gli iconici marsupiali dell’Australia e non solo.
Detection Dogs for Conservation dell’Università della Sunshine Coast, AUSTRALIA
Dottoressa Romane Cristescu

PREMI FEDELTA’ ESTERI ALLA MEMORIA
BORIS e SARA, il lupo e la randagia, un sacrificio d’amore.
Un ricordo bellissimo e doloroso al tempo stesso, una storia di amore puro tra Boris, un cane lupo e Sara la “sua randagia”, una delle tante vissute da Andrea Cisternino al Rifugio Italia KJ2, raccontate nel suo libro “Diario di un povero animalista”.
Sara viene raccolta da Andrea insieme ai cuccioli da poco partoriti in un cantiere e nascosti sotto una catasta di lastroni di cemento. Scavando a lungo vengono tirati fuori da quel terreno ghiacciato senza far loro del male, non quattro come sembrava inizialmente, bensì otto cuccioli. Di ritorno al rifugio, i fari illuminano un cane sdraiato davanti al cancello, un grosso lupo. Guarda fisso, si alza ma crolla a terra. Non si regge sulle zampe, è confuso, probabilmente è stato preso a bastonate in testa. Dopo venti giorni di clinica, torna al rifugio in forze, con la sua carica di simpatia e voglia di giocare. Boris, così è stato chiamato, non gradisce compagnia e rimane solo nel suo box.
Nel frattempo i piccoli di Sara cominciano a mangiare da soli, i loro dentini crescono e lei inizia ad allontanarli perché le fanno male. Andrea decide di provare a mettere insieme Boris e Sara chiedendosi se mai potrà andare d’accordo un lupo possente e giocherellone con una cagnolina timida e paurosa. E’ amore a prima vista. Appena gli si apre la porta del box, lui gioca e corre nei campi, mentre Sara non esce volentieri se non per scavalcare la rete e stare un po’ nel box affianco con i suoi figli. E Boris dopo venti minuti di corse torna dalla sua compagna.
Nell’incendio doloso dell’aprile 2015, al Rifugio Italia KJ2, sono morti 71 cani.
Nel box di Sara e Boris c’era il corpicino di lei mentre Boris non rientrava dai campi come gli altri cani. Il suo corpo, alla fine è stato trovato, era sotto la lamiera del tetto che ancora scottava. Boris quindi non era scappato; probabilmente Sara impaurita si era rintanata nella cuccia e lui non l’ha lasciata sola, forse aveva addirittura tentato di portarla fuori.
“Ho preso i loro corpi carbonizzati con delicatezza perché non si sbriciolassero e li ho sepolti insieme, che si guardano, quasi in un abbraccio. Boris il lupo e Sara la sua amata randagina ora sono stelle nel cielo e se ne vedete due vicine che brillano e vi sembra stiano sorridendo, sono di certo loro”. (da “Diario di un povero animalista” di Andrea Cisternino)

PREMI BONTA’

ANDREA CISTERNINO, una vita dedicata agli animali, a denunciare maltrattamenti, a dare voce agli ultimi, i randagi. Il suo Rifugio “Italia KJ2” a Kiev accoglie cani, gatti e altri animali, 400 in tutto, salvati nel corso di 10 anni. In guerra Andrea è rimasto con loro. Una scelta d’amore
Nella storia di ogni guerra sono coinvolti non solo gli esseri umani, ma ogni forma di vita sulla terra. L’orrore di questa guerra in Ucraina ha visto protagonisti e vittime anche gli animali. I più fortunati, in fuga coi loro padroni, profughi tra i profughi; quelli meno fortunati, morti come i 300 cani chiusi nei box di un canile ucraino senza cibo e acqua; altri abbandonati o smarriti, altri ancora, feriti, denutriti o inermi vicino ai padroni senza vita.

Alla periferia di Kiev si trova il Rifugio Italia KJ2, o per meglio dire un’oasi, dove vivono cani, gatti, cavalli, mucche, pecore, maiali, capre, volatili, 400 animali salvati nel corso di dieci anni dall’italiano Andrea Cisternino.
L’immenso amore verso gli animali ha portato Andrea, fotografo di moda e costume, a cambiare radicalmente la sua esistenza a favore dei randagi. Vive ormai dal 2009 in Ucraina, dove la piaga del randagismo veniva affrontata sparando a vista ai cani in strada e dove i dog hunters, individui che avevano fatto dell’uccisione di queste povere creature la propria ragione di vita, ne avevano intensificato lo sterminio in occasione del Campionato europeo di calcio del 2012. Andrea ha combattuto contro l’uccisione dei randagi, ha denunciato i maltrattamenti di animali, ha lottato per i loro diritti. Andrea è sempre stato sul campo, in prima linea. Ora le leggi ucraine puniscono severamente chi compie atti di crudeltà verso gli animali.
Per questa sua lotta ha vinto nel 2013 il Premio Nazionale Agenda Rossa Paolo Borsellino.
Nel 2013 ha costituito la Fondazione International Animal Protection League Charitable Foundation, con sede a Kiev, dove ha iniziato a costruire e a gestire il Rifugio per animali salvati da maltrattamenti e allevamenti, presto diventato il canile per eccellenza in Ucraina. Dopo l’incendio doloso del 2015 che lo ha distrutto e ha ucciso una settantina di cani, il Rifugio, che oggi si chiama Italia KJ2 in memoria dell’orsa barbaramente ed ingiustamente uccisa, è stato ricostruito ancora più grande e con maggiori possibilità di ospitare ogni tipo di animale.
Nel 2020, un altro importante riconoscimento: il Premio Internazionale “We are doing our part”, “Io faccio la mia parte” ricevuto insieme a Papa Francesco.
Andrea ha inoltre costituito con un gruppo di persone unite dall’amore per gli animali il Coordinamento Uniti per Loro – Animali e Ambiente. Sarà poi lo stesso Coordinamento a supportarlo nei momenti terribili di questa guerra.
Fin dai primi giorni della guerra in Ucraina, quando i russi hanno preso l’aeroporto di Antonov, il Rifugio è stato al centro dei bombardamenti. Andrea e i suoi quattro volontari hanno visto arrivare jet russi, elicotteri (ne hanno contati fino a cinquantotto il terzo giorno), hanno sentito il rumore senza fine di carri armati in fila, hanno vissuto i primi dodici giorni di bombardamenti senza riuscire a dormire la notte, senza elettricità, chiusi nelle case con i vetri che tremavano. Completamente isolati dal mondo, dopo tre settimane le scorte fatte per loro e per gli animali erano terminate e le oltre 140 tonnellate di aiuti provenienti da tante associazioni italiane, bloccate per giorni essendo il Rifugio in piena zona rossa circondato dai carri armati russi. Fin dalle prime sollecitazioni delle autorità a partire, la risposta di Andrea è stata: «Non lascerò mai i miei animali e il mio rifugio per niente al mondo, per nessuna guerra».
Un atto di eroismo, di coraggio per quanti, da tutto il mondo, gli scrivono dimostrandogli vicinanza e gratitudine; per Andrea, una scelta d’amore, come un padre verso la sua famiglia, perché questo sono per lui gli animali che ha salvato.
Lui salva gli animali e loro salvano lui. «E’ grazie a loro – afferma Andrea – che ho conosciuto il Vero significato dell’Amore universale».
Andrea Cisternino, Kiev – Ucraina

MARCO CHIMENTI e CARLOTTA NELLI, con riferimento alla storia di “Marley” (Premi Fedeltà)

DISUM (Dipartimento di Scienze Umanistiche) dell’università degli Studi di Catania) con riferimento alla storia di “Melo” (Premi Fedeltà)

FERALPISALO’ con riferimento alla storia di “Leo” (Premi Fedeltà)

LEGA AMICI DEGLI ANIMALI RAPALLO, con il suo Rifugio è un punto di riferimento, una realtà virtuosa, fatta di volontari che si prodigano per i loro ospiti
La Lega Amici degli Animali Rapallo nasce nel 1981 con l’intento di salvare e trovare una buona adozione a cani e gatti randagi o abbandonati. Il Rifugio di allora è stato completamente ristrutturato; oggi è dotato di 16 grandi recinti, ospitanti ciascuno due/tre cani al massimo per garantirne il benessere, di casette accoglienti, di infermeria e i cani sono seguiti in ogni loro esigenza da veterinari privati. Un percorso di costante crescita, costellato di infinite emergenze, affrontato con la grande determinazione di chi è disposto a dedicarci tutto se stesso. Dal 1981 ad oggi sono stati ospitati, nutriti e curati tantissimi cani, molti dei quali felicemente adottati. Per i beniamini del Rifugio, spesso vittime di violenze o mala gestione nei canili, si compie un lavoro lungo ed estenuante cercando di riportare il cane alla normalità e soprattutto a fidarsi nuovamente dell’uomo. La vicepresidente Elisabetta Calcagno si sofferma sull’emergenza degli ultimi anni: l’esodo massiccio ed indiscriminato di cani dal Sud (dove non si provvede a fare campagne di sterilizzazione) verso il Nord; cani provenienti da canili “lager”, privati di cibo, di cure, spesso attaccati dal branco nello stesso recinto; cani da riabilitare dopo viaggi sfiancanti. Scavando nei ricordi, affiorano tantissime storie emblematiche di situazioni critiche, come il caso di Rayo, scampato al destino delle migliaia di Galgos spagnoli, oppure il momento magico in cui Ares, rinchiuso dal proprietario, che entrava e usciva dal carcere, inferocito non si lasciava avvicinare da nessuno se non da Elisabetta, correndole incontro dopo aver riconosciuto la voce di colei che l’aveva accudito qualche mese prima al rifugio.
Alcatraz, Gaetano, Bella, Maurice, Mielina e Nerina, Astro, Fiona e Wiskey, Syria e Maciste sono alcuni degli attuali ospiti in attesa di adozione.
«Siamo tutti volontari – conclude Elisabetta Calcagno – con una passione unica e totalizzante per i nostri 4 zampe che io definisco “lingotti d’oro con la coda” perché loro sono preziosi come lingotti, sono gemme uniche che languono ingiustamente in canile a causa della superficialità umana».
Gabriella Bellati ed Elisabetta Calcagno, rispettivamente Presidente e Vicepresidente della Lega Amici degli Animali Rapallo
Laura Crotti e Riccardo Rogina, educatori cinofili

MENZIONI ALLA MEMORIA

MAYA, labrador nera, è stata una validissima unità cinofila da soccorso specializzata in ricerca in superficie; impiegata in tantissimi interventi, si è distinta per due ritrovamenti.
“Chi non ha mai posseduto un cane, non sa cosa significhi essere amato”. La citazione di Arthur Schopenhauer ci riporta alla storia di Maya, labrador retriever nera mancata all’età di 13 anni, colpita da un male incurabile. Maya ha iniziato giovanissima l’addestramento e con Monica, in soli due anni e mezzo, è diventata Unità Cinofila da soccorso specializzata in ricerca in superficie, un percorso che si è rivelato molto più difficile per Monica che per Maya. Lei sembrava essere nata per questo. Quando Monica si vestiva per andare al campo d’addestramento, quando preparava lo zaino per la ricerca, Maya si eccitava di gioia. Tantissimi gli interventi e due i ritrovamenti che hanno segnato la “carriera” di Maya: il primo, di una signora caduta nel fiume Po, poco distante dalla sua abitazione, in zona Santimento di Calendasco (Piacenza) e il secondo, di un signore, in località Rustighini di Morfasso (PC).
Di quest’esperienza, nonostante siano passati alcuni anni, Monica ricorda ogni istante. Partiti dall’abitazione del signor Renato, dopo aver prelevato un pezzo della federa del suo cuscino, Monica e i volontari seguivano Maya diretta nei boschi. A causa del gran caldo, dopo solo un’ora di ricerca Maya è scesa al torrente Adda per rinfrescarsi e proprio uscendo dall’acqua ha fiutato tracce di Renato e in tutta fretta ha ricominciato a cercare. Vicino ad una fitta siepe di arbusti, Maya ha iniziato ad andare avanti e indietro e di riflesso Monica ha pronunciato il nome di Renato. Due chiamate e un filo di voce che rispondeva: «Sono qui». Si è reso necessario l’intervento di volontari con la motosega per abbattere arbusti ed alberelli, ma nel frattempo Monica e Maya avevano raggiunto il signor Renato attraverso un cunicolo fatto da qualche animale. Lo sforzo è stato ripagato dalla gioia di quell’anziano, subito rassicurato da Maya che si è sdraiata al suo fianco.
Questo lavorare in sinergia, ha fatto sì che Monica e Maya diventassero una cosa sola. Maya sapeva prendersi cura di Monica, in un certo senso le ha salvato la vita, aiutandola a reagire nei momenti di depressione dopo la perdita del fratello a causa di un brutto incidente stradale.
“Eri la mia migliore amica, una sorella mai avuta e tanto desiderata. Hai saputo amare incondizionatamente tutti i bisognosi, non solo me, che ero il tuo punto di riferimento, ma anche bambini ed anziani. Mi manchi tanto, ma ti porto con me ogni giorno nei progetti che sto realizzando” (da Monica a Maya)
Oltre alla Menzione in memoria di MAYA saranno conferite
MENZIONI ai cani di PROVIC UCS PIACENZA ODV, associazione di Protezione civile specializzata nella formazione di Unità Cinofile da soccorso in superficie e sotto macerie. L’associazione fa parte di Prociv Arci Nazionale e si occupa anche di formazione nelle scuole. Inoltre Monica Sdraiati ed Elena Gazzola sono formate per gli Interventi assistiti con animali e collaborano con “CasaperNoi”, un’associazione che fa progetti di IAA, lavorando in equipe con professionisti.
Monica Sdraiati, Presidente di Prociv UCS Piacenza e istruttore con ATHENA, labrador di 2 anni
Elena Gazzola con MUFFY, golden retriever di 9 anni; Roberto Grassi con LUPO, pastore tedesco di 5 anni; Andrea Orsi con SAM, labrador di 7 anni e LUNA, meticcio di 1 anno

NORA e UGO, rispettivamente pastore tedesco nero e bovaro svizzero, mancati a distanza di pochi giorni l’uno dall’altro, erano con i loro conduttori unità cinofile operative per ricerca in superficie, in forza al Nucleo Cinofilo da Soccorso Agata
Il Nucleo Cinofilo da Soccorso Agata è un’associazione cinofila di protezione civile di Genova, che forma unità cinofile per la ricerca dispersi in superficie e sotto le macerie. A settembre 2021, a distanza di quattordici giorni l’uno dall’altra, sono venute a mancare due delle storiche unità cinofile del Nucleo Cinofilo Agata: Nora e Ugo.
Nora, un pastore tedesco nero di sei anni e mezzo, operativa per la ricerca in superficie, aveva partecipato a diversi interventi nella provincia di Genova distinguendosi per le sue capacità in ricerca, con tecnica e affidabilità. Era certamente un cane grande e forte che poteva incutere timore in chi non la conosceva ma era altresì un cane dolcissimo e che tutti i volontari del Nucleo Cinofilo ricordano con affetto e ammirazione. Nora, a causa di un emangiosarcoma, se ne è andata in una settimana, lasciando tutti nell’incredulità di quanto le stava succedendo.
Ugo era un grande bovaro svizzero, un cane forte e deciso, che a dispetto delle dimensioni e delle aspettative aveva raggiunto, grazie alla dedizione di Marco, l’operatività in superficie. È mancato all’improvviso, per una torsione di stomaco. Ugo ha lasciato un vuoto enorme, per tutta la squadra, ma soprattutto per il suo conduttore, da tempo malato e purtroppo deceduto il 23 giugno, con il quale aveva un rapporto simbiotico e protettivo.
Omaggiare il ricordo di Nora e Ugo significa anche premiare la dedizione, l’impegno, la passione, ingredienti indispensabili per arrivare ad essere un binomio ideale cane-conduttore.
Mercedes Farina, conduttore di Nora, Genova
Daniela Antognoli, moglie di Marco Oleggini