Vicino al Castello della Pietra, nel comune di Vobbia, sorge ancora, in un angolo poco visibile della strada provinciale 8, un piccolo ponte di pietra che risale all’epoca medioevale.
I più lo conoscono con il nome di Ponte di Zan ma nella zona viene chiamato anche il ponte del Diavolo per una storia piuttosto sinistra che lo riguarda.
Secondo i racconti popolari, infatti, il ponte venne costruito in una sola notte dal Diavolo in persona che, però, pose la condizione che la prima persona che lo avesse attraversato avrebbe dovuto cedergli l’anima.
Passando di gran fretta nella zona un tale Zan (Giovanni in dialetto locale) e rischiando di essere lui il primo a passare, mise in piedi un trucco per ingannare il Diavolo.
Fece rotolare una forma di formaggio sul ponte e subito un cane che si trovava nei pressi la inseguì, attraversando per primo la costruzione.
Il Diavolo ingannato, si accontentò dell’anima del povero cane ma lanciò una maledizione sul giovane Zan che aveva sepolto una piccola fortuna in un terreno per evitare che venisse rubata.
Il Diavolo decretò che chiunque l’avesse cercata e disseppellita, sarebbe morto travolto da una frana.
Il tesoro rimase sotto terra a lungo sino a quando, con l’aiuto di un prete, Zan (o qualcuno dei suoi discendenti) costruirono una piccola chiesa sopra il punto esatto dove era sepolto il tesoro e dopo aver versato un’abbondante dose di acqua benedetta sul terreno, Zan riuscì a recuperare le sue cose protetto dalle mura consacrate della chiesetta.
Il Diavolo, beffato per la seconda volta, si sentirebbe ancora oggi “borbottare” tra le gole del torrente Vobbia che in quella zona ha scavato gole profonde e tortuose.
Volendo restare un poco più vicini alla storia e alla verità dei documenti, si tende a far coincidere la figura di Zan con quella di Giovanni Malaspina, signore, intorno al XIII secolo del maestoso ed incredibile Castello della Pietra costruito in cima ad una montagna imprendibile
Di fatto, durante la costruzione della nuova strada che da Isola del Cantone sale a Vobbia, nessuno degli operai (siamo negli anni 30) volle demolire il ponte che è così giunto intatto sino a noi.