La Spezia – Caccia al granchio “alieno” blu nelle acque del mare spezzino. La nuova campagna di controllo dovrebbe partire domani, 15 giugno, con la posa in mare di gabbie trappola che potrebbero confermare o meno le peggiori paure degli allevatori di mitili e ostriche: la diffusione del granchio che sta già causando danni rilevanti nella sacca di Goro e nel Gargano.
Si tratta infatti di un “timore” visto che l’ultima segnalazione di un esemplare di granchio blu risale al 2016 ma, da allora, le verifiche sul campo non hanno seguito criteri “scientifici” e si teme che la popolazione di granchi alieni si sia diffusa in alcune zone dalle quali arrivano “voci” di ritrovamenti.
Il pericolo deriva dal fatto che il granchio blu non è originario delle acque spezzine e neppure del Mediterraneo e non esistono quindi predatori specializzati nella loro cattura. La presenza del crostaceo, che può crescere considerevolmente in acque calde, sino a 20 centimetri di lunghezza, e con le sue potenti chele può distruggere il guscio dei mitili e delle ostriche e cibarsene. Un danno potenziale, per gli allevamenti, che potrebbe essere enorme.
Al momento i rischi (e i danni) maggiori li fanno i branchi di orate ma anche la minaccia del granchio blu turba il sonno dei mitilicoltori spezzini che sanno che la sua diffusione è solo questione di tempo anche se preferisce acque più calme e con salinità attenuata dall’acqua dolce di fiume.
Nelle prossime ore verranno calate le trappole per tentare la cattura e se non ci saranno prede saranno buone notizie.
In caso contrario occorrerà studiare un piano di eradicazione anche se il valore commerciale del granchio è in costante crescita ed ha già raggiunto i 75euro al chilo rappresentando un interessante fonte di reddito per i pescatori.