Genova – Ancora una contesa, accesissima, sul pesto genovese. Questa volta, però non è una levata di scudi contro l’ennesima preparazione industriale che si “spaccia” per la celebre salsa ligure ma un accostamento forse un pò “azzardato” fatto dal consigliere comunale Mattia Santori, l’ex leader della Sardine.
Il consigliere avrebbe portato un barattolo di pesto nella sala consigliare del Comune di Bologna, dove è stato eletto, sostenendo che pesto e cannabis possano avere effetti deleteri sulla salute.
Impossibile non aspettarsi una risposta piccata dalla Liguria e da Genova in particolare e così il vice presidente della Regione Liguria, Alessandro Piana e l’assessore al Commercio (e alle Tradizioni cittadine) Paola Bordilli, hanno risposto per le rime.
“Invito il consigliere comunale del Pd Santori – ha scritto Paola Bordilli sui social ed in una nota pubblica – alla luce delle sue ultime dichiarazioni, a rimangiarsi quanto detto pubblicamente e a chiedere scusa. In caso contrario, siamo pronti a chiedere il danno all’immagine”.
A rincarare la dose Alessandro Piana: “farebbe sorridere confondere la droga, intesa come stupefacente, con i prodotti della drogheria dalle spezie ai generi alimentari, ma se a fare questo scivolone è un politico convinto di quello che dice, con tanto di proclami pubblici, la musica cambia decisamente tono”.
Sempre secondo il vice presidente della Regione Liguria: “Mattia Santori, secondo quanto riportato dalla stampa, a Bologna ha portato in Comune un vasetto di pesto alla genovese e uno di infiorescenze di canapa per dimostrare che entrambi presentano potenziali rischi per la salute. Un’ affermazione inaccettabile: il pesto, prodotto simbolo della Liguria, è una vera e propria eccellenza agroalimentare. Pensiamo al suo ingrediente principe secondo la ricetta originale della cucina ligure, il Basilico Genovese DOP, e alla sua lunga tradizione. Per non parlare delle tante aziende che ci lavorano e a quanto impatta su tutta la filiera, sino alle nostre tavole. Svilire le nostre eccellenze per finire sui giornali non fa notizia, ma produce solo un effetto boomerang”.
L’assessore del Comune di Genova, però, va oltre e ricorda che il pesto, che risulta il prodotto più ricercato dai turisti e tra le prime salse di condimento conosciute e apprezzate nel mondo, è un’eccellenza di Genova e di tutta la Liguria. Un prodotto che dà lavoro a una filiera composta da centinaia di addetti, con le nostre aziende che rischiano di subire un danno economico per le dichiarazioni insensate”.
Secondo la rappresentante del Comune il consigliere bolognese dovrebbe “vergognarsi” e chiedere scusa” anche perché “le sue parole rischiano di gettare ombra sull’operato di qualità e di eccellenza delle nostre aziende artigiane e su un prodotto marchio di Genova e della Liguria nel mondo”.
La vicenda ha un “precedente” storico. Alcuni anni fa, nel 1998, una ricerca compiuta proprio dalla Università di Genova, aveva fatto scalpore sostenendo che le piantine di basilico, l’ingrediente principe del Pesto, contengono nella loro fase iniziale di germoglio (sotto i 10 cm di altezza, si diceva allora) una sostanza, il metileugenolo, che il National Program of Toxicology, già nel 2000, classificava come cancerogena.
La ricerca chiariva che la sostanza sparisce nella fase in cui viene raccolto il basilico ma inutile nascondere che la questione sollevò un polverone che ancora oggi irrita più di un produttore.