palazzo di Giustizia Tribunale GenovaGenova – Prosegue con l’audizione di Andrea La Mattina (non indagato) la serie di appuntamenti davanti ai giudici che indagano sul presunto giro di mazzette e favori che ha causato un terremoto politico ed istituzionale in Liguria e portato all’arresto, dallo scorso 7 maggio, del presidente della Regione Liguria Giovanni Toti, del suo ormai ex capo di Gabinetto Matteo Cozzani, dimissionario in queste ore, dell’ex presidente dell’autorità portuale e ad di IREN (sospeso) Paolo Emilio Signori e dell’imprenditore portuale Aldo Spinelli.
Quanto potrebbe dichiarare Andrea La Mattina, membro del board portuale, viene considerato molto importante dal team di magistrati incaricati delle indagini poiché l’avvocato, indicato nel board proprio da Regione Liguria si era inizialmente espresso contrario alla concessione trentennale del Terminal Rinfuse alla società del Gruppo Spinelli per poi cambiare idea al momento della votazione e trasformando le perplessità, espresse senza mezzi termini e in più occasioni – secondo le indiscrezioni di Stampa riportate dai Media – in un parere favorevole che potrebbe lasciar emergere qualche “pressione” subita e che i magistrati intendono verificare.
Attesa anche per la decisione dei Pm sulla richiesta di scarcerazione presentata da Paolo Signorini ex presidente dell’autorità del porto di Genova. Signorini è l’unico ancora in carcere dal 7 maggio scorso e quindi la persona con il carico maggiore per l’indagine in corso.
Le indiscrezioni di Stampa, però, indicherebbero come “poco probabile” che l’istanza venga accolta proprio per l’importanza del testimone, per il rischio di inquinamento delle prove e perché l’interrogatorio reso di fronte ai magistrati pare essere stato “poco collaborativo” e dunque manifestando una ritrosia a collaborare per il pieno chiarimento delle circostanze oggetto di contestazione.
Sempre più lontane anche le dimissioni del presidente della Regione Liguria Giovanni Toti che dopo una iniziale – intuita – volontà di dimettersi dopo l’interrogatorio davanti ai Pm, avrebbe confermato di voler restare alla guida della Regione sino a quando non tornerà in libertà, ovvero libero dagli arresti domiciliari ad Ameglia, dove risiede.
Una scelta che potrebbe essere motivata per l’impossibilità, nell’attuale condizione di arresto, di non poter incontrare e parlare con gli alleati politici con i quali sarebbe ovvio discutere e valutare l’eventuale decisione di lasciare.
Del resto la “continuità” gestionale, seppur contestata dall’Opposizione che chiede a gran voce le dimissioni, viene garantita dal vice presidente (ed ora presidente ad interim) Alessandro Piana, eletto nelle liste della Lega, alleata di Toti.