Genova – Si aggrava – se possibile – la posizione di don Andrea Melis, il prete direttore di scuole religiose accusato di aver abusato sessualmente di diversi minori approfittando del suo incarico e della fiducia che ragazzini e genitori avevano nei suoi confronti. Secondo gli inquirenti Melis sarebbe sieropositivo al virus HIV che causa l’aids e nonostante questa condizione non avrebbe usato alcuna precauzione nei rapporti dei quali è accusato e per questo avrebbe consapevolmente messo a rischio la vita delle sue vittime.
Le indagini avrebbero accertato infatti che il prete aveva contratto il virus dell’HIV durante un viaggio in Africa e sarebbe consapevole della sua condizione anche per le cure farmacologiche che assumeva e che lo tenevano in vita ma non difendevano le persone con cui potrebbe aver avuto rapporti sessuali dalla malattia.
Per questo motivo diventa ancora più urgente per gli inquirenti che le vittime delle attenzioni morbose del prete, che era direttore delle scuole religiose dei padri Scolopi a Genova e presidente dell’associazione che riunisce le scuole religiose a Genova, si facciano avanti per raccontare quello che è avvenuto, per avviare le analisi e le verifiche mediche nel loro interesse e per stabilire l’entità del “giro” di abusi eventualmente perpetrati o anche solo tentati da Melis.
Se venisse confermata la consapevolezza di poter trasmettere il virus mortale e il mancato uso di precauzioni o anche solo il non aver avvertito, neppure dopo gli abusi, le sue vittime, rende ancora più grave e sconcertante l’operato del religioso che, evidentemente, sino a poco tempo fa, godeva della massima fiducia dei vertici religiosi.
Ed anche su questo fronte si potrebbe aprire una battaglia legale per il risarcimento dei danni eventualmente causati dal parroco.