Genova – I pini secolari sono stati tutti abbattuti ma la protesta dei genovesi contrari al taglio e delle associazioni e dei comitati non si ferma e “rilancia” in attesa che la Magistratura si pronunci sull’esposto presentato perché venga aperta un’indagine su quanto avvenuto e sulle reali condizioni di “pericolosità” degli alberi.
Questa sera, dalle 18, nuovo presidio di quanti contestano l’operazione ma, soprattutto, la mancanza di trasparenza del Comune che non ha accettato la “sfida” a far valutare da una equipe indipendente (non pagata dal Comune), composta da esperti di livello internazionale, lo stato di salute dei 15 alberi che una perizia di uno studio di Torino ha definito “di grave pericolosità”.
Un rinvio di pochi giorni che avrebbe permesso l’impiego di sofisticate attrezzature in grado di andare oltre la semplice “valutazione visiva” che sarebbe stata impiegata per il giudizio che ha portato alla condanna a morte di ben 15 alberi secolari che per decenni hanno fatto ombra a viale Thaon di Revel, davanti alla stazione di Brignole, luogo di arrivo di tanti turisti.
Alberi che – secondo la denuncia delle associazioni ambientaliste – sino a poco prima dell’abbattimento, non erano segnalati come pericolosi e sotto i quali passavano autobus carichi di genovesi e pedoni in transito per la stazione e per i numerosi capolinea AMT.
Eppure – sempre secondo la denuncia degli ambientalisti – erano così pericolosi da non poter attendere i pochi giorni necessari alla perizia indipendente che non avrebbe potuto far altro che confermare lo stato di salute indicato o gettare un’ombra sinistra su tutta l’operazione nel caso i pareri fossero stati diversi e magari antitetici.
L’operazione del taglio degli alberi ha comunque suscitato una forte ondata di indignazione tra i genovesi, che da tempo assistono ad una corsa all’abbattimento, in particolare di alberi molto alti e grandi, che per la loro natura necessitano di manutenzione costosa e continuativa.
In molti pensano che sia stato un errore soprattutto “lasciare il dubbio” e non permettere che una perizia facesse chiarezza assoluta sulla situazione.
Dubbi che invece sono alla base delle contestazioni degli ambientalisti che si domandano dove siano le prove delle “carie e dei tronchi cavi” di cui non si ha al momento traccia tra gli alberi abbattuti.
Inoltre ci si domanda quale peso abbia avuto, nell’ipotesi in cui, davvero, gli alberi fossero a grave rischio di caduta, il precedente intervento – contestato e sanzionato da WWF – di cementificazione di parte dell’aiuola dove gli alberi crescevano.
Se l’apparato radicale degli alberi era “compromesso”, chi o cosa ne aveva danneggiato la normale crescita?
Domande cui – si augurano le associazioni ambientaliste e i comitati per la salvaguardia del paesaggio – risponderà un’indagine della magistratura invocata a gran voce. Anche per ipotesi di reato di danno erariale visto che il taglio attuale potrebbe essere stato causato dall’intervento precedente.
Sui social le polemiche infiammano e riguardano soprattutto la mancanza di trasparenza che assessori e municipalizzate hanno riservato ai Cittadini.
In moltissimi criticano soprattutto la decisione di chiudere il confronto con la popolazione che paga le tasse e considera doveroso, da parte dei dipendenti comunali, eletti o assunti, sgomberare il campo da ogni ragionevole dubbio nelle scelte fatte, specie in caso di situazioni nelle quali c’è in ballo una ricchezza importante come quella dei maestosi alberi che ombreggiavano il parco di Brignole.
Un’ombra che molti credono lascerà un pesante segno sulla credibilità di chi ha compiuto queste scelte.