Genova – Si aprirà il prossimo 9 gennaio il processo ad Ahmed Musthak, l’operario di origini bengalesi di 44 anni accusato di aver ucciso la moglie e di aver tentato di far passare per suicidio la morte di Sharmin Sultana, di 32 anni.
L’uomo comparirà in corte di Assise e se non dimostrerà la sua innocenza verrà quasi certamente condannato all’ergastolo visto il goffo tentativo di far passare per un gesto volontario della moglie la caduta dalla finestra della loro abitazione in via Ferro, nel quartiere di Sestri Ponente dove vive una numerosa comunità bengalese che lavora alla Fincantieri.
Il delitto è avvenuto nel marzo del 2023 quando la donna era stata trovata ormai morta sotto la finestra aperta del palazzo dove abitava con il marito e i figli.
Inizialmente il decesso era stato registrato come suicidio ed alcune testimonianze sulle difficoltà della donna ad integrarsi sembravano suffragare la tesi.
Era stato però il figlio di 9 anni a far nascere qualche dubbio con alcune parole che avevano lasciato intuire che la madre non si fosse suicidata.
Ascoltato in ambiente protetto, con la presenza di un sostegno psicologico, il piccolo aveva rivelato di una lite tra il padre e la madre per l’uso eccessivo di Tik tok e dei social da parte della donna. Il bambino aveva poi raccontato di aver visto il padre sporco di sangue proprio il giorno del presunto suicidio e così gli inquirenti hanno ricostruito una verità diversa sulla morte di Sharmin Sultana, con il marito accusato di averla colpita e poi gettata dalla finestra per fingere un suicidio.
L’uomo si è poi difeso sostenendo che la moglie era caduta durante la lite ma la ricostruzione non ha convinto il magistrato che lo ha rinviato a giudizio con l’accusa di omicidio volontario.