Genova – Costretta a restare per tre giorni su una barella, in un corridoio magazzino e senza la possibilità di chiamare il personale per una eventuale emergenza. E’ quanto sarebbe successo ad una pensionata ricoverata all’ospedale Villa Scassi di Sampierdarena, proveniente da una RSA. A denunciarlo la famiglia dopo essere stata costretta a firmare le dimissioni per la donna per riportarla in RSA con terribili piaghe da decubito che non avrebbe avuto al momento del ricovero.
La famiglia, attraverso l’associazione Genova Inclusiva che si occupa dei diritti delle famiglie con bambini disabili ma anche dei casi di “malasanità”.
Secondo la denuncia l’anziana pensionata “nonostante le sue condizioni, non è stata idratata fino a quando i parenti, esasperati, hanno sollevato il problema. Solo dopo aver coinvolto i NAS, i familiari hanno deciso di portarla via firmando le dimissioni”.
Secondo i familiari – ma sarà probabilmente una indagine ad accertare quanto avvenuto – la persona è tornata in RSA con le piaghe da decubito che prima non aveva e che, secondo i familiari, sono state causate dalle modalità con le quali ha trascorso tre giorni in ospedale.
La denuncia è accompagnata da foto che LiguriaOggi.it preferisce non pubblicare ma che sono eloquenti e terribili.
Il “Comitato Genitori di Genova Inclusiva” denuncia con forza questa realtà e richiama l’attenzione delle istituzioni, in particolare del Sindaco ora Presidente della Regione Liguria, “affinché le istituzioni si assumano la responsabilità di affrontare immediatamente questa emergenza. È inaccettabile che uomini e donne anziani, affetti da Alzheimer, demenza senile o altre patologie complesse, vengano lasciati senza assistenza adeguata, privati della loro dignità e collocati in spazi inadatti, come corridoi o locali di fortuna”.
“La situazione denunciata – prosegue Genova Inclusiva – non va solamente a minare il rispetto dei diritti fondamentali delle persone anziane, ma infligge anche un dolore profondo alle loro famiglie, già provate dalla malattia e dall’incertezza”.
Associazione e familiari della pensionata chiedono interventi concreti e urgenti:
“Chiediamo il potenziamento del personale sanitario – spiegano – per garantire la presenza di un numero sufficiente di operatori qualificati per gestire in modo umano ed efficiente le emergenze. Chiediamo spazi adeguati per evitare che i pazienti vengano lasciati in corridoi o ambienti non idonei all’assistenza sanitaria, e chiediamo la riduzione dei tempi di attesa ottimizzando i processi per evitare permanenze prolungate in pronto soccorso. Infine, invitiamo le istituzioni locali e regionali a dimostrare responsabilità e sensibilità verso i bisogni delle persone più fragili. Non possiamo permettere che il silenzio e l’indifferenza continuino a peggiorare una situazione già critica”.