HomeGenovaCronacaG8 di Genova, 24 anni dopo il ricordo di Carlo Giuliani

G8 di Genova, 24 anni dopo il ricordo di Carlo Giuliani

G8 Genova, Carlo GiulianiGenova – Sono passati ormai 24 anni ma la città non dimentica i tragici fatti del 20 luglio 2001 quando, durante il G8, Genova venne messa a ferro e fuoco da scontri tra manifestanti e forze dell’ordine che ancora oggi restano avvolti da un alone di mistero.
Alle 14,30, nella tristemente nota piazza Alimonda, teatro dell’uccisione, a colpi di pistola, del manifestante Carlo Giuliani, una manifestazione si riunirà in silenzio per ricordare quel tragico episodio di morte e tutte le violenze che sono avvenute nei giorni nei quali i “grandi” della Terra si riunivano nel capoluogo ligure.
Episodi mai del tutto chiariti e che hanno portato a condanne e “promozioni” per chi, in quei giorni, più che tutelare l’ordine pubblico abusò del proprio ruolo per commettere atti che uno stesso operatore definì “scene da macelleria messicana”.
Dopo giornate di manifestazioni pacifiche, con decine di migliaia di persone in piazza, a ribadire il proprio no alla globalizzazione del Mercato, gruppi di “black-block” apparvero misteriosamente e, vestiti di nero da capo a piedi, seminarono il panico aggredendo le forze dell’ordine in prossimità dell’arrivo dei gruppi di manifestanti pacifici, allo scopo apparente di voler scatenare reazioni violente che ovviamente colpivano chi non aveva alcuna responsabilità.
Ci furono atti indegni anche da parte di chi scambiava le manifestazioni per occasioni di violenza – come nel caso del mezzo dei carabineri dato alle fiamme all’incrocio tra corso Torino e via Tolemaide, con i militari ancora a bordo o le vetrine e le auto incendiate, ma ci fu anche l’assalto alla scuola Diaz dove, con il pretesto di un controllo, vennero massacrati di botte centinaia di persone inermi e senza alcuna colpa. Ben 90 i feriti, alcuni ancora oggi portano i segni dei pestaggi.
E ci fu l’episodio più grave e tristemente noto: l’uccisione di Carlo Giuliani che, dopo una carica con autoblindo lanciati sulla folla, si ritrovò in piazza Alimonda, con un estintore in mano e con di fronte, su un mezzo fuoristrada bloccato ed assediato dalla folla furiosa, un giovanissimo carabiniere privo dell’esperienza che ci si aspetterebbe da chi opera in situazioni difficili e che impugnò un’arma sparando e uccidendo Giuliani in circostanze che, ancora oggi, suscitano più di qualche dubbio.
Chi scrive quel giorno era in piazza Alimonda proprio nel momento degli spari e ha visto a terra il corpo del ragazzo colpito a morte. Ricordi che non si cancellano come le bottigliate lanciate dai manifestanti più esagitati contro chi aveva il giubbino con la scritta “Press” e le manganellate di chi, mela marcia tra le divise, sfogava istinti repressi più che esercitare il proprio dovere. Scene che, ancora oggi, spingono a cercare di capire cosa avvenne e perché una situazione tesa ma perfettamente gestibile da professionisti quali quelli cui è affidata normalmente la gestione dell’ordine pubblico, sfuggì di mano (a voler usare un eufemismo) causando morte e distruzione in una città che certamente non voleva e non si aspettava una simile deriva dei diritti di tutti i Cittadini.

Andrea Carotenuto

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