Savona – Si nascondeva in Liguria, nel savonese, uno dei componenti della banda di rapinatori scoperta e sgominata dai carabinieri di Milano e Bergamo insieme a quelli di Savona.
Nelle prime ore del 4 novembre 2025, i carabinieri del nucleo investigativo del comando
provinciale di Bergamo, coadiuvati dai militari dei comandi provinciali di Monza e Savona,
hanno dato esecuzione a quattro misure cautelari personali (tre ordinanze di custodia
cautelare in carcere e una in regime di arresti domiciliari con braccialetto elettronico)
emesse dal G.I.P. presso il Tribunale di Milano, su richiesta della Procura della Repubblica
di Milano.
Si tratta di un 25enne italiano, già in carcere per l’omicidio di Muttoni Luciano
avvenuto il 07.03.2025 a Valbrembo (BG), un 20enne italiano, un cittadino brasiliano di 22 anni ed un cittadino del Marocco di 20 anni, tutti gravemente indiziati, in concorso tra loro, dei reati di rapina pluriaggravata, lesioni personali aggravate e porto abusivo di arma in luogo destinato a privata dimora, con l’aggravante di aver agito in più persone riunite, travisate e con l’uso di un’arma.
La dinamica della rapina
Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Milano e condotte dal nucleo
investigativo di Bergamo, hanno consentito di ricostruire un episodio di estrema violenza
avvenuto nella serata del 26 febbraio 2025 all’interno di un’abitazione situata nel quartiere
Lambrate di Milano.
Secondo quanto accertato, tre degli indagati – dopo che uno di loro aveva instaurato un contatto con la vittima in precedenti occasioni – si sarebbero introdotti nottetempo nell’appartamento dell’uomo, con il volto travisato e armati di pistola. Una volta
all’interno, lo avrebbero colpito con calci, pugni e con il calcio dell’arma, trascinandolo a
terra e intimandogli di consegnare denaro e beni di valore. La vittima ha subito un vero e
proprio pestaggio, riportando importanti lesioni. I rapinatori si sono poi impossessati di un
telefono cellulare Apple iPhone 16 Pro Max, di un paio di scarpe marca Louis Vuitton Air
Force e di altri effetti personali, per un valore complessivo di circa 12.000 euro, dandosi
successivamente alla fuga.
L’attività investigativa
L’indagine trae origine da un omicidio avvenuto nel comune di Valbrembo (BG) il 7 marzo
2025. Nel corso delle perquisizioni eseguite per quel fatto di sangue, i militari del nucleo
investigativo rinvennero, presso l’abitazione di un amico di uno dei due soggetti ritenuti
responsabili dell’omicidio, un telefono cellulare risultato provento della rapina di Milano.
Contattata la vittima, gli investigatori venivano a conoscenza che all’interno della sua
abitazione era installata una telecamera che, all’epoca dei fatti, aveva registrato
integralmente la scena della rapina. Tra l’altro la persona offesa aveva denunciato un
semplice furto e non una rapina, non mettendo inizialmente a disposizione degli inquirenti i
filmati, in quanto temeva ritorsioni.
Nel mese di maggio, i carabinieri del nucleo investigativo di Bergamo, coordinati dalla
Procura della Repubblica di Milano, eseguirono perquisizioni domiciliari nei confronti dei
soggetti ritenuti responsabili, nel frattempo individuati, sequestrando dispositivi cellulari gli indumenti indossati durante la commissione dell’azione delittuosa. La successiva
analisi dei tabulati telefonici e delle copie forensi dei dispositivi ha consentito di definire
con chiarezza i ruoli dei singoli partecipanti, anche grazie alle localizzazioni GPS, ai
messaggi vocali e alle chat WhatsApp intercorse tra gli indagati nelle ore immediatamente
precedenti e successive ai fatti.
Particolarmente significativo il ruolo dell’italiano 20enne che, secondo quanto ricostruito,
aveva reclutato i complici, sebbene non avesse poi materialmente partecipato alla rapina.
Proprio durante le conversazioni rinvenute sui cellulari degli indagati, il 20enne
organizzava la spedizione criminosa con messaggi inequivocabili, parlando di “fare un
lavoro” e “togliere tutto” alla vittima.
Le misure eseguite
A conclusione delle indagini, il G.I.P. del Tribunale di Milano ha ritenuto sussistenti gravi
indizi di colpevolezza e un concreto pericolo di reiterazione di delitti della stessa specie,
sottolineando la particolare ferocia e la determinazione criminale dimostrate dagli indagati.
Per tali motivi, sono state applicate tre misure di custodia cautelare in carcere e una
misura di arresti domiciliari con braccialetto elettronico, eseguite simultaneamente nelle
province di Monza e Savona. In Val Bormida, infatti, è stato rintracciato il 20enne italiano
occasionalmente ospitato da un conoscente.
Gli arrestati sono stati associati alle Case Circondariali competenti e posti a disposizione
dell’Autorità Giudiziaria milanese.
Tanto si comunica per la rilevanza pubblica dell’informazione, segnalando che il fascicolo
versa nella fase delle indagini preliminari e che nei confronti degli indagati sussiste la
presunzione di non colpevolezza sino all’eventuale condanna definitiva.
























