Genova – Famiglia di una vittima dell’amianto dovrà essere risarcita per una cifra di 600mila euro.
E’ in una certa maniera “storica” la sentenza che questa mattina è stata pronunciata al Tribunale Civile di Genova ai danni della Ansaldo, per la quale lavorava il parente della famiglia che dovrà ricevere l’indennizzo.
All’ex dipendente della Ansaldo, ormai in pensione al momento del decesso, era stato diagnosticato un mesotelioma, una formazione tumorale e cancerogena che risulta essere diretta conseguenza di una lunga esposizione all’amianto e che nella maggior parte dei casi non lascia scampo a chi la contrae.
L’amianto era infatti un materiale diffusamente utilizzato dalla Ansaldo, così come da moltissime altre aziende, e negli anni in cui la vittima lavorava per l’azienda genovese non era ancora stato dichiarato materiale pericoloso.
Secondo la sentenza del tribunale però, l’azienda avrebbe dovuto proteggere i suoi dipendenti in virtù di dati “prossimi alla certezza” sulla pericolosità dell’amianto, utilizzata con regolarità in moltissime lavorazioni in quanto fibra metallica altamente resistente al calore.
La sentenza parte dal presupposto che si sarebbe potuta proteggere la salute del dipendente ed è rivolta a tutelare, ad oggi, la famiglia della vittima, a cui dovrebbe essere destinato un risarcimento che risulterà storico sia dal punto di vista giuridico che economico.
Quest’ultima sentenza risulterà “storica” anche per aver messo in evidenza soprattutto un aspetto, spesso sottovalutato e non risarcito: quello della consapevolezza di convivere con una malattia che non lascia speranze.