Genova – La crisi dell’Azienda di Trasporto Provinciale potrebbe aver trovato nella Regione Liguria il mediatore necessario a risolvere, o almeno provare a farlo, tutti gli attuali problemi di natura finanziaria e contrattuale.
La decisione della Giunta regionale è arrivata nella giornata di ieri, venerdì 4 dicembre, quando è stato sottoscritto un documento all’unanimità col quale la Regione si impegna a svolgere un ruolo di regia nella vertenza che riguarda Atp, il tutto nel rispetto delle esigenze e delle richieste delle persone coinvolte.
Si può forse parlare di svolta all’interno della vertenza Atp, a distanza di quattro giorni dalla manifestazione del primo dicembre scorso, con lo sciopero dei mezzi di trasporto e le due manifestazioni incrociate che avevano richiesto udienza ai vertici della Prefettura, del Comune di Genova e della Regione.
A rispondere per prima alle critiche di immobilismo mosse dalle varie sigle sindacali nella giornata di martedì scorso è stata dunque la Regione Liguria, sottoscrivendo l’impegno per un analisi veloce e attenta della situazione finanziaria dell’azienda e per un mantenimento delle promesse fatte ai lavoratori, che hanno apprezzato soprattutto il fatto che il documento sia stato firmato da tutte le realtà politiche presenti in Giunta regionale, dal centrodestra al centrosinistra fino ad arrivare al Movimento Cinque Stelle.
Il punto nodale della questione è ancora strettamente legato al 19 marzo 2014, quando è stato approvato un piano di consolidamento finanziario dell’azienda, approvato da sindacati e vertici aziendali.
A distanza di un anno e mezzo, ci si trova invece in una situazione del tutto paradossale, con contratti lavorativi in scadenza il 31 dicembre e nessun finanziamento che possa garantire un loro rinnovo.
Di qui nasce l’impegno tempestivo della Regione Liguria, che delegherà Gianni Berrino, Assessore regionale al Trasporto, di trovare una soluzione al buco di più di un milione di euro che affligge le casse dell’azienda di trasporto provinciale e che rischia di essere una “scure” per le teste dei lavoratori.