Genova – Il punto nascite dell’ospedale Villa Scassi, come tutti quelli della Liguria, non si tocca. E’ il convincimento degli organizzatori delle proteste organizzate in vari modi per chiedere alla Regione Liguria di conservare ed invece rafforzare i centri dove le mamme possono andare a partorire sul territorio complesso della Liguria e dove possono avviare percorsi di controllo, preparazione e cure post parto nei casi che non prevedono particolari esigenze.
Particolarmente attivo il movimento di protesta, a Genova, contro l’ipotesi di chiusura del Punto nascite dell’ospedale Villa Scassi di Sampierdarena, ventilata nelle scorse settimane nel dibattito sul nuovo piano sanitario allo studio della Regione Liguria.
Una petizione sulla Change.org, in particolare, sta raggiungendo le 2.500 firme dimostrando l’attaccamento della popolazione della zona (e non solo) al centro specializzato.
La petizione online potrebbe avere un “esito” anche al di fuori del web visto che gli organizzatori stanno pensando di convocare una manifestazione-presidio, il prossimo 7 dicembre, davanti all’ospedale Villa Scassi, per chiedere alla Regione Liguria di non chiudere il Punto Nascite.
Analoghe iniziative vengono organizzate anche per gli altri Punti Nascite “in discussione” per effetto del piano di riorganizzazione avviato dalla Regione Liguria su “consiglio” del Governo centrale che ha ricordato, attraverso il Ministero della Salute, che un Punto Nascite deve soddisfare alcuni requisiti fondamentali come il numero minimo di parti, fissato a 500.
Chi protesta contro i nuovi tagli ricorda che 50 anni fa si nasceva anche in ospedali “di vallata” oggi chiusi e che il territorio della Liguria non può essere paragonato a quello del Piemonte o della Lombardia per via della conformazione orografica e che una regione con poco più di 1 milione e 500mila residenti, con una forte componente di anziani, non può far registrare lo stesso numero di parti di regioni con popolazione di milioni di abitanti ed età media ben più bassa.