La Spezia – Verrà trattato in consiglio regionale il “caso” della pubblica assistenza spezzina che, oltre a soccorrere i feriti e aiutare chi necessita di cure, organizza anche servizi di onoranze funebri. Una legge regionale, infatti, vieta espressamente la “doppia attività” e la proposta di alcuni consiglieri di rivedere la normativa sta suscitando polemiche e proteste.
Gli operatori del settore delle onoranze funebri, attraverso la Federcofit esprimono contrarietà e preoccupazione per la proposta di modifica e temono che possa aprire la strada a commistioni che potrebbero nascondere casi di corruzione e accaparramento.
Se la pubblica assistenza vuole continuare il servizio – secondo quanto suggerito dagli operatori del settore – può farlo dividendosi in due società diverse legalmente autorizzate a prestare due tipi di servizio completamente diverso e normato in modo chiaro.
“La legge regionale che regola l’attività delle onoranze funebri in Liguria non si tocca – spiega Ivan Marinangeli, presidente regionale ligure di Federcofit, l’associazione che raccoglie la quasi totalità delle aziende di settore in Liguria con oltre 500 addetti e che difende la stesura della normativa varata il 10 luglio del 2020 e rigetta ogni possibilità di emendamento – Onoranze e trasporti funebri rientrano a pieno titolo in attività d’impresa e gni promiscuità con altre attività, come quelle di gestione delle camere mortuarie, pubblica assistenza, gestione di Rsa e hospice, è vietata per legge per scongiurare corruzione e accaparramento, illeciti perseguiti sia sul piano civile sia su quello penale”.
La netta presa di posizione di Federcofit giunge alla vigilia della discussione di un emendamento alla legge numero 15 del 10 luglio 2020 presentato dai gruppi di opposizione in Regione a tutela della Pubblica Assistenza della Spezia che, oltre a svolgere attività di assistenza di primo soccorso e sanitaria, storicamente svolge onoranze e trasporti funebri nella provincia levantina ligure.
“La Pubblica assistenza della Spezia costituisce un unicum a livello regionale – dice Marinangeli – Dal luglio del 2020 ha avuto 36 mesi per adeguarsi. Sviluppa 2 milioni di euro di fatturo annui, posizionandosi come quinta azienda in Liguria. Ma di fatto non ha la stessa pressione fiscale delle altre aziende e, con la sua attività, è continuamente esposta a rischi di corruzione e accaparramento”.
Marinangeli conclude sottolineando che “Bisogna avere il coraggio di fare veramente impresa, come dice la legge. Di fatto noi non possiamo entrare in ospedali, hospice, Rsa, camere mortuarie. Alcuni consiglieri regionali ritengono inspiegabilmente di dare questa possibilità ai soli operatori delle pubbliche assistenze, esponendoli peraltro al rischio di commettere illeciti e di distorcere il mercato”.
Franco Rossetti, dirigente amministrativo e gestionale di A.Se.F. Srl, l’azienda funebre del Comune di Genova ed ex azienda speciale, suggerisce: “La pubblica assistenza della Spezia crei una Srl e con questa continui ad operare nel settore. Noi facemmo così nel 2010, quando proprio la Regione Liguria proclamò l’incompatibilità tra le attività cimiteriale e di gestione delle camere mortuarie e quella di onoranze funebri”.