Cgil GenovaGenova – La Cioccolateria Buffa vicina alla cessione del marchio secondo i rumors, dopo la chiusura dello scorso 31 luglio e la Cgil si schiera con i 6 dipendenti che da alcuni mesi stanno attraversando difficoltà crescenti.
Ad occuparsi della vicenda è la Flai Cgil cui si sono rivolti i dipendenti, tutte donne, dell’attività del settore alimentare che ha la fabbrica in via Pillea a Sestri Ponente e la sede di vendita in via Fiasella, nel centro.

“Alla data del 31 luglio 2024 – spiega Laura Tosetti di Flai Cgil – erano sei dipendenti, tutte donne: cinque nella fabbrica (sono proprio queste lavoratrici che preparavano lo spalmabile, le praline, le tavolette, gli addobbi in cioccolato, la pressata genovese, il primigenio) e una nel negozio di via Fiasella”.

“Queste sei donne – prosegue Tosetti – con la loro professionalità, la loro “arte” hanno reso noti la qualità e la delicatezza di prodotti artigianali legati al cioccolato. Prodotti che mancano nella spesa dei genovesi e dei liguri. Il loro ultimo giorno lavorativo è stato il 31 luglio 2024. Da allora come Flai Cgil genovese abbiamo affiancato il travagliato percorso di queste lavoratrici che da allora si trovano senza lavoro e con un ammortizzatore sociale che è stato rinnovato fino ad ottobre scorso e di cui ad oggi devono percepire la maggior parte delle spettanze”.

Il Fondo di solidarietà bilaterale per l’artigianato (FSBA) infatti interviene a favore delle lavoratrici e dei lavoratori dipendenti delle imprese artigiane in caso di sospensione o riduzione dell’orario di lavoro per difficoltà aziendale prevedendo l’anticipo dell’ammortizzatore al datore di lavoro che deve poi versarlo ai dipendenti.

“Abbiamo cercato di dare visibilità a questa vertenza anche alla città e alle sue Istituzioni genovesi – spiegano alla Flai – Solo il 22 ottobre abbiamo avuto l’incontro con l’assessore allo sviluppo economico del Comune di Genova a cui avevamo chiesto un intervento proprio per sottoporre la delicata situazione di queste lavoratrici senza reddito da mesi e della loro azienda. Ad oggi non abbiamo avuto ulteriori riscontri. L’azienda in quell’occasione non si era presentata al tavolo e venerdì scorso abbiamo inviato una nuova richiesta in Comune”.

“Riteniamo – spiega ancora Tosetti – che puntare su Genova, sulla Liguria e sui prodotti di qualità che caratterizzano questa terra delicata e la rendono famosa in Italia e nel mondo, può rappresentare uno slancio per l’economia della nostra città e regione in questo particolare momento. Una città e una regione alle prese con la chiusura di moltissimi negozi tradizionali – storici e non solo (ricordiamo oltre ai tanti esercizi artigiani, le crisi di aziende importanti come Centrale del latte, Saiwa, Agnesi a Imperia), in nome di aperture di grandi centri commerciali che “divorano” le piccole realtà artigiane”.

“I motivi sono diversi, è vero – prosegue ancora Tosetti – Ma riteniamo che occorra investire di più su una politica attenta al territorio, che individui azioni che tutelino il grande patrimonio rappresentato dal sapere artigiano e, con esso, i posti di lavoro in tale settore.
Una città e una regione alle prese con i disagi di una mobilità troppo spesso in tilt che rischia di mettere in ginocchio tutto il tessuto produttivo e le aspettative di ripresa. Proprio su questi temi riteniamo fondamentale il dialogo tra Istituzioni e Sindacato: far emergere le crisi di queste piccole aziende deve essere lo strumento per approdare a percorsi condivisi con il Comune, le associazioni di categoria e le imprese perché il settore agroalimentare possa fare da volano per la crescita dell’economia della nostra città e della nostra regione anche in questo delicato momento. Creare un’unità tra la bontà e la qualità dei prodotti, con l’ambiente, con un corretto utilizzo del territorio creando filiere, sono elementi che danno il vantaggio competitivo sul mercato locale, nazionale e globale. Abbiamo prodotti di qualità, aziende e professionalità in grado di creare occupazione e aumentare la produzione
La qualità porta competitività su tutti i mercati, in particolare quelli internazionali, ma porta, se si gestiscono i processi, anche aumento della produzione e quindi a un aumento dell’occupazione. Lavoro, qualità del lavoro, cultura del lavoro che sempre più mancano nella nostra città e nella nostra Regione. Purtroppo anche nel settore alimentare dilaga il precariato e spesso si è precari anche se si ha un contratto di lavoro. In tante circostanze per il sindacato è molto difficile intervenire a tutela del dipendente perché la prima azione del datore di lavoro è di quella di lasciare a casa chi chiede l’applicazione di un diritto. Il sindacato si occupa di tutela individuale, e di tutela collettiva cercando di contrattare migliori condizioni di lavoro per tutte e tutti. Il tema del lavoro, soprattutto quello povero e precario, è al centro del nostro sciopero generale del 29 novembre che faremo assieme alla Uil”.

Rispondi