Genova – La chiesa di San Donato, situata a pochi passi da Piazza delle Erbe nel Centro Storico del capoluogo Ligure, è stata testimone di un avvenimento molto particolare che ancora oggi fa parlare di sé e che, la leggenda vuole non si sia ancora conclusa definitivamente.
Il protagonista della storia è Stefano Raggi, discendente della famiglia che nel Cinquecento fece commissionare al pittore Fiammingo Joos van Cleve lo splendido Trittico dell’Adorazione dei Magi, ancora oggi conservato nella Chiesa di San Donato.
Il Raggi era un uomo di facile ira ed era ricercato dalle Pubbliche Autorità a causa di una rissa scoppiata per colpa del suo pessimo carattere. Per questo motivo, decise di rifugiarsi nella Torre Nolare della Chiesa di San Donato, proteggendosi dalle autorità grazie al suo archibugio.
Dopo non molto tempo però Giacomo De Franchi Toso, il Doge di Genova, infastidito dal comportamento del Raggi decise di mettere al bando suo figlio. Stefano Raggi criticò duramente la decisione del Doge, che di tutta risposta emise un ordine per farlo arrestare con l’accusa di essere in procinto di compiere un colpo di stato.
Le autorità fecero irruzione in casa sua e lo portarono della Torre Grimaldina di Palazzo Ducale, dove erano situate le celle. Il Raggi, stanco e impaurito della situazione che si era creata, decise di togliersi la vita: la moglie gli portò un crocifisso nel quale era nascosto un piccolo stiletto, che utilizzò per suicidarsi.
Dopo la morte, il corpo di Stefano Raggi fu esposto davanti a Palazzo Ducale come si era soliti fare con i traditori della Repubblica. Inoltre, il Doge decise di lanciare un segnale forte per spaventare chiunque avesse solo pensato di ripetere le azioni del Raggi: i suoi figli infatti, furono messi al bando, le loro proprietà furono confiscate e gli fu revocato il titolo nobiliare. Inoltre, la dimora di famiglia, che sorgeva non distante dalla chiesa di San Donato fu distrutta e sostituita da una cosiddetta “Colonna dell’infame”, simile a quella eretta per Giulio Cesare Vacchero.
La colonna del Raggi oggi non esiste più, ma da alcuni testi antichi sappiamo che l’iscrizione sulla colonna recitava: “A memoria perpetua di Stefano Raggi, incarcerato per il crimine di lesa Maestà, che si diede la morte conscio del delitto, impiccato il cadavere sulla forca, banditi i figli e privati della nobiltà, confiscati i beni distrutte le case di quest’uomo scelleratissimo ed imprudente e diversissimo nei costumi dalla sua stirpe. Anno 1650 “
Si narra che da quel momento in poi, il fantasma di Stefano Raggi vaghi ancora per San Donato. Si dice anche che sia avvolto da una lunga tunica rossa e che sia possibile intravederlo in autunno, al calar del sole, mentre è alla ricerca probabilmente di quella che una volta era la sua casa.