Genova – In Liguria non si può consumare un caffè al bancone del bar, con tanto di distanziamento, ma è possibile andare a caccia di cinghiali anche in gruppo.
Può succedere di essere multati per una passeggiata in solitaria sui monti per respirare aria buona lontano dal proprio comune ma è possibile organizzare una battuta di caccia.
Sta suscitando forti polemiche la decisione della Regione Liguria di autorizzare la caccia al cinghiale nonostante le restrizioni della zona arancione imposte dal nuovo Dpcm.
I cacciatori potranno dare la caccia ai cinghiale nella forma della “battuta”, con cani e postazioni fisse.
Una decisione che ha fatto infuriare le associazioni ambientaliste che sono già scese sul sentiero di guerra e annunciano ricorsi.
La Giunta regionale, su proposta del vicepresidente e assessore alla Caccia Alessandro Piana, ha approvato alcune deroghe al Regolamento per la caccia al cinghiale in forma collettiva. “L’obiettivo – spiega Piana – è quello di permettere il proseguimento dell’attività venatoria, tenendo conto delle disposizioni del Dpcm governativo che vieta, per le regioni arancioni come la Liguria, gli spostamenti tra Comuni se non per motivi di salute o di lavoro”.
“In particolare – prosegue – abbiamo ridotto, per quanto riguarda gli Ambiti territoriali di caccia e comparti alpini del 25%, il numero minimo di componenti operativi per poter effettuare una battuta. Inoltre, da oggi è consentito anche a persone esterne alla squadra, sia cacciatori di altre squadre, che non iscritti a nessuna squadra, di aggregarsi per raggiugere la quota stabilita.”
“Inoltre, sarà possibile rivedere temporaneamente le zone di caccia, che spesso travalicano i confini comunali – precisa Piana – in modo da consentire ai cacciatori di uno stesso comune di cacciare nei limiti del territorio comunale. La caccia al cinghiale – conclude il vicepresidente – potrà pertanto proseguire, nonostante le limitazioni agli spostamenti introdotte dal Governo, fino al raggiungimento del contingente stabilito dalla Regione. Si tratta di una attività necessaria a contenere il numero di questi animali e quindi a mitigare i danni alle attività agricole e i rischi per l’incolumità delle persone che possono derivare dalla loro proliferazione incontrollata”.