Anche il Natale è passato e di Gaia Randazzo, la ragazza di 20 anni scomparsa dal traghetto in viaggio tra Genova e Palermo, non c’è ancora nessuna traccia. Mentre le indagini si avviano alla conclusione con l’unica pista del suicidio, a lungo negata dalla famiglia, il mare non restituisce il corpo della giovane, nell’ipotesi che si sia lanciata dal traghetto la notte tra il 10 e l’11 novembre.
La perizia effettuata sul telefono cellulare di Gaia restituisce un quadro abbastanza chiaro e preciso sulle condizioni psicologiche della giovane, che poi sono quelle emerse sin da subito dalle indiscrezioni di Stampa che descrivevano una giovane profondamente turbata per la fine dell’amore con il fidanzato ma anche delusa dalla vita.
Le parole “Ti amo, scusa per tutto. 3:28 addio (Chiamatelo) trovate sullo schermo del cellulare, bloccato con lo screenshot che consentisse a chiunque di leggere il messaggio, era già un segnale di ciò che sarebbe emerso più tardi con la perizia ordinata dal Tribunale di Palermo.
Eppure la famiglia non ha voluto credere all’ipotesi del gesto volontario. Troppo lontana quella scelta dalla ragazza che i familiari vedevano tutti i giorni, troppo profonda la sofferenza di Gaia che, evidentemente, non la manifestava neppure con i parenti più stretti.
Ma sono stati i video e le note trovate nel cellulare a far vacillare le convinzioni della famiglia di Gaia, a partire dalle parole, non si sa a chi rivolte, che sembrano pietre:
“E’colpa di tutti e di nessuno allo stesso tempo, non importa alla fine moriremo tutti. Non vi importava di me quando ero viva perché dovrebbe importare quando sono morta, giusto? Quindi niente scenate. Le persone non mi vanno a genio quindi…
Difficile quindi che possano emergere altri colpi di scena nelle indagini che sembrano ormai indirizzate verso un’unica pista. Resta da ritrovare il corpo della ragazza che, se non altro, potrebbe dar pace ed un luogo dove pregare, per la famiglia.