Genova – E’ bagarre in Comune sul caso dell’accordo tra Iren e l’azienda israeliana Mekorot Water Company accusata di attuare forme di appropriazione irregolare di riserve idriche del popolo palestinese.
Questa mattina, durante la Conferenza dei capigruppo è stato respinto un articolo 55 chiesto dai consiglieri Fabio Ceraudo (M5S), Francesca Ghio (Lista Rossoverde) e Mattia Crucioli (Uniti per la Costituzione), in cui si chiedeva ai gruppi consiliari di prendere una posizione sul recente accordo siglato da Iren S.p.a. con la Mekorot Water Company Ltd, azienda statale israeliana accusata di gravi violazioni di diritti umani a danno della popolazione palestinese privata delle proprie risorse idriche”.
“Iren S.p.A. è una multiutility a partecipazione prevalentemente pubblica – denunciano Fabio Ceraudo (M5S Genova), Francesca Ghio (Lista Rossoverde) e Mattia Crucioli (Uniti per la Costituzione) – che opera in settori di pubblico interesse e da questo non può ritenersi scollegata. Il comune di Genova è uno dei principali azionisti”.
In data 10 gennaio 2023 Iren ha diffuso una nota con la quale comunica la sottoscrizione di un protocollo d’intesa con Mekorot, la compagnia idrica nazionale di Israele, per “lo sviluppo e la condivisione delle rispettive conoscenze industriali e best practice nel settore idrico”.
Secondo i consiglieri comunali “Mekorot è accusata da diverse organizzazioni che si occupano di diritti umani di gravi violazioni perpetrate nei territori palestinesi occupati da Israele in cui opera a danno delle popolazioni palestinesi”.
“Tali violazioni – segnalano ancora i consiglieri comunali – sono denunciate nel rapporto dell’organizzazione palestinese per i diritti umani “Al Haq” secondo il quale Mekorot sarebbe responsabile del prosciugamento delle falde idriche palestinesi per fornire tali risorse alle colonie israeliane presenti in Cisgiordania e a Gerusalemme, che – lo si ricorda – sono considerati illegittime ai sensi del diritto internazionale. Amnesty international ha documentato già nel 2017 che il controllo israeliano sulle risorse idriche palestinesi altro non è che uno strumento utile a costringere le popolazioni israeliane a lasciare le proprie terre, ed in tale documento proprio la società Mekorot è citata quale strumento per portare avanti tale forma di pressione sulle popolazioni delle terre occupate”.
“Riteniamo pertanto – scrivono ancora i consiglieri comunali – che fosse fondamentale conoscere il parere del Consiglio su questo accordo industriale, auspicando da parte dell’Amministrazione chiarezza sugli accordi presi da Iren e una presa di responsabilità etiche e sociali in caso le denunce delle organizzazioni internazionali risultino veritiere”.
“Purtroppo, ciò che è accaduto in Sala Rossa ci lascia sconcertati – denunciano Ceraudo, Crucioli e Ghio – non solo l’articolo in questione è stato respinto dalla Conferenza dei capigruppo, stravolgendo il senso del regolamento comunale (la Conferenza dei capigruppo ha infatti espresso un giudizio politico, votando contro ad un articolo 55 per via del suo contenuto ed esulando così dalle sue funzioni che sono meramente organizzative), ma quando all’apertura del Consiglio abbiamo contestato ciò attraverso diverse mozioni d’ordine abbiamo ricevuto in tutta risposta la prepotenza di una maggioranza che si è ostinata a respingere l’argomento, adducendo motivazioni tecniche. Motivazioni che possono essere facilmente smentite, in quanto il regolamento è estremamente chiaro nel prevedere che la Capigruppo possa solo rinviare ad una Commissione da tenersi entro dieci giorni, mentre in questo caso ciò non è stato fatto: si è semplicemente votato a maggioranza di non portare il tema in Consiglio”. “Si è poi addirittura respinta la richiesta da parte del Consigliere D’Angelo (PD) di sospendere la seduta per una nuova riunione dei Capigruppo che avrebbe permesso di chiarire la questione”.
“Si è così silenziata una legittima richiesta della minoranza di discutere un tema estremamente delicato ed importante, trovando però il tempo di dibattere lungamente una proposta riguardante la rimozione di adesivi dai cartelli stradali: di fronte a questo comportamento, rileviamo che il silenzio di oggi del Comune di Genova sia semplicemente inaccettabile, irrispettoso del ruolo dell’istituzione che rappresenta e soprattutto lasci intendere una preoccupante ambiguità, dal momento che l’amministrazione si rifiuta di chiarire i termini della collaborazione commerciale di una partecipata del Comune”.