Camogli (Genova) – Il Tribunale Amministrativo Regionale TAR della Liguria ha accolto il ricorso presentato contro il progetto per la organizzazione del Parco di Portofino presentato dalle associazioni “Amici del Monte di Portofino” e “Verdi Ambiente e Società”.
“Il Tar ha bocciato la Regione (e con essa il Ministero dell’Ambiente) – spiegano al Movimento 5 Stelle in Regione Liguria – il Parco nazionale di Portofino formato francobollo non s’ha da fare. S’ha da fare invece quello con la perimetrazione a 11 Comuni, già varata dall’Ispra nel 2021. Scongiurata dunque la distribuzione della Liguria agli amici, siano essi cacciatori o speculatori con interessi legati al cemento. Ora basta ostacoli politici: si lavori pancia a terra avendo ben chiara non solo la perimetrazione antecedente gli schemi scellerati della Regione, ma anche e soprattutto il paniere di opportunità offerto da un Parco nazionale ampio, le cui potenzialità sono note a tutti… salvo forse a chi finora si è messo di traverso alle richieste di un territorio ben più vasto dei soli 3 Comuni indicati dall’Ente”.
“Il Tar, dunque, apre la strada all’ascolto dei 7 Comuni che hanno più volte e molto chiaramente espresso la volontà di far parte del Parco nazionale. E boccia l’asservimento del Ministero a Toti, che ha fatto di tutto per restringere i confini del Parco solo a Portofino, Camogli e Santa Margherita Ligure”.
Contrari alla proposta bocciata dal Tar anche i consiglieri del Partito Democratico.
“Il TAR smentisce per l’ennesima volta la Regione, il Ministero e la Lega – spiega Luca Garibaldi capogruppo PD Regione Liguria sul Parco di Portofino – Sul parco di Portofino da ormai sei anni si gioca una partita insostenibile e indecente sulla spalle del territorio. Siamo di fronte all’ennesima forzatura andata male. La scelta di Toti di procedere con un parco a tre Comuni, forzando tutte le regole e tenendo fuori dal nuovo Parco nazionale gli altri Comuni che ne volevano far parte è fallita. I territori per Toti sono sempre stati merce di scambio per garantirsi il futuro in Regione, lo ha fatto con i confini del Parco per ingraziarsi la Lega e lo ha fatto con il rigassificatore a Vado-Savona per ottenere il terzo mandato da Meloni. Sulle altre modalità di gestione del territorio basta leggere le cronache dei giornali in questi giorni”.
“Oggi, però, – prosegue Garibaldi – un altro tassello del sistema predatorio di gestione privatistica della Regione viene meno e ora bisognerebbe avere la decenza di ampliare il Parco nazionale di Portofino nelle modalità previste originariamente, con i comuni che volevano farne parte, invece di continuare a bloccare lo sviluppo sostenibile del territorio perché la Lega è contro i parchi e perché Toti si è svenduto alla Lega.
Il centrodestra ha fallito ancora una volta, è evidente che non ha più credibilità e non ha più l’autorità per assumere delle decisioni. Bisogna voltare pagina rapidamente e cambiare una classe dirigente che ha fallito su tutte le scelte strategiche di questa Regione, contrastando tutti i passi in avanti e positivi. Perché il centrodestra è quello del No a uno sviluppo vero, al verde e a un economia sostenibile”,
Contro la proposta della Regione Liguria per la perimetrazione del Parco di Portofino si era espressa anche la Lista Sansa.
“Il Tar della Liguria – scrivono i consiglieri regionali della Lista Sansa, Ferruccio Sansa, Selena Candia e Roberto Centi – conferma quanto abbiamo sostenuto per più di due anni: Toti e la sua maggioranza hanno compiuto una forzatura delle regole per realizzare a Portofino il Parco Nazionale più piccolo d’Italia, con un perimetro a tre Comuni contro gli undici che ne avevano fatto richiesta. Una scelta anacronistica che rischiava di compromettere le opportunità di sviluppo di un vasto territorio per salvaguardare i voti di pochi cacciatori. Ora si colga l’esito della sentenza per dare gambe ad un vero Parco Nazionale che possa rappresentare un’opportunità unica per un futuro sostenibile e attento a creare nuovo lavoro e turismo, proteggendo l’ambiente”.
Questo il commento dei consiglieri regionali della Lista Sansa, Ferruccio Sansa, Selena Candia e Roberto Centi alla sentenza del Tar della Liguria che, accogliendo il ricorso presentato dalle associazioni Amici del Monte di Portofino e Verdi Ambiente e Società, ha bocciato il perimetro del Parco a tre Comuni, facendo tornare in vigore la perimetrazione provvisoria a undici Comuni varata dall’Ispra nel 2021.
“Anche su questa vicenda possiamo dire ‘lo avevamo detto’ – evidenzia Ferruccio Sansa -. Le forzature politiche che Toti ha imposto in Liguria in questi anni si stanno dimostrando tutte illegittime. Anche da questa sentenza si capisce che il governo Toti è giunto al capolinea. Non riesce a gestire nulla. Siamo di fronte ad un sistema politico e di potere che dopo quasi 9 anni sta crollando tutto assieme”.
“Il tempo della Regione terrorizzata dall’idea di tutelare il territorio, preferendo tutelare qualche cacciatore, è finito – tuona Selena Candia -. Solo una giunta miope come quella di Toti poteva farsi sfuggire l’enorme occasione di un Parco Nazionale di Portofino a undici Comuni. Creare aree protette in Italia e in Europa è infatti sempre stato un modo per coltivare il benessere dei territori: un grande Parco Nazionale significa tutela ambientale e opportunità economiche, attraverso un turismo e un’agricoltura di qualità”. “Toti a tutto questo ha preferito l’opportunità politica – aggiunge Candia – rinunciando ad un’occasione di spinta economica per territori che vanno sempre più spopolandosi, come la Val Fontanabuona. Perseguire su questa scelta, che il Tar ha bocciato, non sarebbe stato solo un grave errore per l’ambiente, ma anche un torto alle generazioni future, cui sarebbe stata tolta la possibilità di vivere e lavorare nei luoghi che per loro sono casa”.
“La vicenda del Parco di Portofino è paradigmatica del modo di agire del centrodestra che governa la nostra Regione – sottolinea Roberto Centi -. Come per il ‘Masterplan’ dell’isola Palmaria, anche qui si è cercato di non ascoltare i territori calando dall’alto un progetto utile solo alle convenienze politiche di chi l’ha proposto”. “Le indagini di queste settimane sul sistema di potere Toti e la sentenza del Tar di oggi – conclude Centi – ci dicono che avevamo ragione, e soprattutto che è giunto il momento di voltare pagina e di tornare a programmare lo sviluppo della Liguria partendo dall’ascolto dei territori”.
Le associazioni Legambiente, Lipu e WWF Italia hanno già espresso la propria soddisfazione per l’accoglimento del ricorso presentato contro il decreto del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica che definiva la perimetrazione provvisoria e le misure di salvaguardia del parco di Portofino, riducendone i confini rispetto a quanto precedentemente stabilito.
“Dalla sentenza – dichiarano le associazioni, che nel giudizio sono state difese dall’avv. Riccardo Lertora – emerge chiaramente la gravità dell’azione del Ministero il quale ha accolto le richieste del Presidente della Regione Liguria determinando la riduzione dei confini dell’area protetta da 5.363 ettari a circa 1500 ettari. Questa enorme riduzione dei confini dell’area protetta, fatta coincidere perlopiù con un territorio già protetto a livello regionale, è stata disposta dal Ministero in violazione delle valutazioni scientifiche e delle norme tecniche, solo per assecondare le richieste di alcuni centri di interesse, come il mondo venatorio, che si oppongono ad ogni forma di protezione della natura, considerata alla stregua di un parco giochi privato”.
Nel disporre la riperimetrazione del parco il Ministero ha in un solo colpo smentito sé stesso, avendo annullato due precedenti decreti e si è discostato, senza alcuna motivazione, dalle conclusioni di natura tecnico scientifica esposte da ISPRA, che, lo si rammenta, fa capo proprio al Ministero dell’Ambiente.
Questa sentenza segna una fondamentale tappa in un’articolata vicenda non solo politico amministrativa ma anche giudiziaria, che ha visto già pronunciarsi il TAR Lazio e il Consiglio di Stato. In questo iter, le associazioni, ancor prima di ricorrere ai giudici, avevano più volte richiamato il Ministero alla propria responsabilità segnalando queste macroscopiche anomalie. Lo stesso è stato fatto da alcuni comuni dell’area che hanno espressamente chiesto di essere inclusi nel territorio del Parco.
Auspichiamo – concludono le associazioni – che questa sentenza porti il Ministero e le istituzioni nazionali e locali a dialogare con chi, come le associazioni di protezione ambientale, è portatore di interessi che riguardano l’intera collettività e a non farsi trascinare da una visione distorta, miope e unilaterale del concetto di tutela dell’ambiente che, tradendo il percorso che ha portato alla riforma della Costituzione, identifica le aree protette non come strumenti di valorizzazione delle ricchezze del territorio e di sviluppo sostenibile ma come ostacoli alla diffusione di pratiche che ormai hanno dimostrato di essere dannose per la natura e per l’economia